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lunedì 31 ottobre 2011

Il nuovo mercato del lavoro

Il mercato del lavoro sta cambiando sensibilmente, è sotto gli occhi di tutti.

Questo cambiamento è essenzialmente la conseguenza della ristrutturazione del capitalismo avviata verso gli anni ottanta con la parallela rivoluzione tecnologica che ha influenzato, ed è stata influenzata, dalla ristrutturazione.

Abbiamo oggi un mercato finanziario globale con transazioni pressochè immediate. Quello che non è diventato globale è il mercato del lavoro (con pochissime eccezioni nelle sfere altamente specializzate) ancora legato alla dimensione locale. Esso ha però preso un trend chiaro negli ultimi anni: il nuovo mercato del lavoro richiede mobilità e flessibilità.
In altre parole, una persona deve essere disposta a spostarsi geograficamente e a modificare il proprio orario di lavoro secondo le esigenze del mercato.

E' un mercato del lavoro quello che si profila all'orizzonte che, parallelamente all'ormai avvenuta emancipazione della donna dal suo ruolo tradizionale, non ammette alcun vincolo o legame, è un mondo del lavoro fatto per i single, un mondo del lavoro SENZA figli.

Questa è la realtà che esige il mercato, che piaccia o meno. La scomparsa della famiglia tradizionale propria del primo capitalismo è una dei possibili scenari del prossimo futuro, a meno che le istituzioni non cerchino di preservarla, ad esempio imponendo alle aziende di assumere moglie e marito in toto.

Ci sono tante ipotesi sugli sviluppi di questo fenomeno ma, non so voi, è lo sviluppo stesso a non piacermi affatto.

domenica 30 ottobre 2011

Centrale a carbone di Vado Ligure, i cittadini dicono basta

Tempo fa su queste pagine raccontai della centrale a carbone di Vado Ligure (QUI il post), citando me stesso, la centrale porta ad "una incidenza di tumori ai polmoni che è il doppio di quella nazionale, infatti su 100000 abitanti in Italia muoiono per questo tipo di tumore 54 persone mentre a Vado Ligure 112 e nella vicinissima Savona 97".

Ai tempi invitai ironicamente la casta a chiedere agli abitanti di Vado se preferissero tenere una centrale a carbone e morire di cancro oppure costruire impianti eolici che i nostri politicanti definiscono antiestetici.
La domanda i politici non l'hanno mai fatta ma la popolazione la risposta l'ha data ugualmente.

Nella giornata di ieri infatti, gli abitanti del paese in provincia di Savona hanno organizzato una manifestazione contro la centrale a cui ha partecipato anche il Movimento 5 stelle. Dal video che trovate qui sotto si può ascoltare la testimonianza di una donna che denuncia la presenza di asili e scuole a meno di cento metri dalla centrale.

Inutile dire che la costruzione di una centrale a carbone tra le case è passabile per omicidio premeditato.
Buona visione.


sabato 29 ottobre 2011

Elemosina dalla Cina

Un delegato dell'Unione Europea è partito per la Cina allo scopo di elemosinare moneta sonante per salvare i suoi PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna).
La moneta di scambio potrebbe essere la posizione commerciale del colosso asiatico nel mercato europeo, in altre parole saranno vietate politiche protezionistiche sui prodotti cinesi.
Questo rappresenterebbe un ulteriore passo avanti per la Cina nella scalata all'egemonia globale, ricordiamo infatti che già è banchiere degli Stati Uniti, possedendo uno quota rilevante del debito americano.

Mentre l'Europa chiede l'elemosina in Asia, La Russa decide che le "auto blu" giuste per il suo ministero sono le Maserati e ne compra 19. Figuriamoci se decideva per qualche utilitaria! E' esattamente il modo giusto per farsi ben volere dai cittadini, sembra quasi che i politici godano nel vederci incazzati.

Infine, per infondere fiducia ai mercati il premier si lascia andare ad uno sfogo: "l'euro non ha mai convinto nessuno!", salvo poi smentire, un film già visto insomma.

Per oggi le belle notizie sono finite.

P.S. sconcerto per quel che è successo in Liguria: inaspettatamente in autunno ha piovuto, in fondo succede solo da un paio di milioni di anni. L'Italia non poteva essere preparata a tale catastrofico evento....


venerdì 28 ottobre 2011

All'Unione Europea non interessa chi paga

L'Unione Europea, come detto, crede alle promesse fatte dal nostro governo, ma vuole che siano messe in atto in tempi rapidi.
E' esattamente ciò che si sarebbero aspettati gli elettori del centrodestra quando nel 2008 votarono un programma che prevedeva l'abolizione delle province (giusto per fare un esempio!).

Tutta questa fretta da parte dell'Europa di farci attuare la macelleria sociale prevista nella "lettera di intenti" dell'Italia è d'altronde comprensibile: all'Unione non interessa come ci tiriamo fuori dal pasticcio in cui ci troviamo, basta che lo facciamo in fretta perchè in caso contrario l'esistenza stessa dell'Europa è a rischio.
Se noi crolliamo, crolla l'intera unione monetaria, è un dato di fatto.
Poco importa dunque se a pagare la crisi saremo noi altri con i nostri risparmi e soprattutto con i nostri diritti civili, l'importante è non far scattare il domino europeo.

Il sistema bancario francese è esposto per miliardi verso il debito greco e italiano; stessa cosa la si può dire per la Germania. La Merkel e Sarkozy, veri leader dell'Unione non permetteranno mai a questi due paesi di fallire.
La Grecia è economicamente morta ormai da tempo e dichiarare il default sarebbe solo salutare per la sua società civile.

E per quanto riguarda l'Italia? L'Italia è un altro paese fallito, ha un debito pubblico di 2000 miliardi di euro, non scherziamo. Ogni cittadino ha sulle spalle 30000 euro di debito, compresi i neonati.
Tuttavia anche per l'Italia la possibilità di un default non è contemplata, non ci sarà permesso nemmeno di avvicinarci a quella eventualità.

Qual è dunque il pericolo vero per noi italiani?
La povertà: sono 8,3 milioni i cittadini considerati poveri in Italia, frequentemente si tratta di famiglie numerose, monogenitoriali e del sud.
Il trend è chiaro, la stagnazione economica, iniziata ben prima della crisi, non può portare ad altri risultati. Stiamo vivendo il boom economico del dopoguerra al contrario e Berlusconi viene ancora a raccontarci, in una delle solite interviste senza domande del TG1, quanto il governo sia stato bello e bravo a far fronte alla crisi.


Mai nessuno che gli ricordi che ha governato 8 degli ultimi 10 anni e che la stagnazione economica c'era già prima del 2008......

giovedì 27 ottobre 2011

La lettera di intenti di B. è una nuova macelleria sociale

Il contenuto della famosa letterina di intenti (quasi fosse una lettera di desideri da inviare a Babbo Natale) presentata ieri sera all'Unione Europea è venuto finalmente a galla.

Si tratta della solita macelleria sociale che andrà a toccare le pensioni, renderà i licenziamenti più facili, aumenterà le tasse universitarie e avvierà privatizzazioni di massa.

Leggendo il testo della lettera non si riesce a capire se sia meglio ridere o piangere: praticamente metà del documento è costituita da un'autocelebrazione del governo che loda il suo stesso operato in questi anni.
Poco importa se i risultati li abbiamo tutti sotto gli occhi, la lettera è per i loro pari: politici che non sanno cosa sia la vita reale.

Infatti sorprendentemente l'Unione sembra accogliere bene la lettera del nostro governo; forse non sanno che in Italia tra il dire e il fare ce ne passa e che le promesse dei nostri politici valgono quanto i titoli di stato greci (o grechi, come direbbe la Santanché) indipendentemente dal loro contenuto.

Nel frattempo Bossi fa finta di essere ancora un politico indipendente dichiarando di avere il coltello dalla parte del manico e di andare al voto quando lo decide lui. Caro Umberto cosa aspetti? Di cedere anche sulla pensione di anzianità?
La realtà è che Bossi è di fatto schiavo di Berlusconi, altrimenti avrebbe già fatto cadere il governo una decina di volte. Non ci sono altre spiegazioni per l'incoerenza dimostrata verso i valori del suo partito; aver ceduto sulla pensione a 67 anni dopo nemmeno 24 ore ne è solo l'ultima prova.
E fortuna che "La Padania" titola in prima pagina "La Lega non molla!!!"


mercoledì 26 ottobre 2011

Berlusconi in Europa con la letterina

Oggi Berlusconi si presenterà all'Unione con una lettera di intenti: è esattamente come andare ad un esame universitario promettendo al professore che studieremo la materia in futuro.
Inutile dire che si farebbe più bella figura a non presentarsi neanche e rassegnare le dimissioni invece che concedere assist ai premier stranieri per ridere ancora di noi e di dare alle borse un motivo per crollare nuovamente, ma tant'è.

La Lega Nord, si dice, avrebbe ceduto sul prolungamento dell'età pensionabile fino a 67 anni ma non su un intervento sulle pensioni di anzianità. E ci mancherebbe che ad una persona dopo aver lavorato 40 anni, spesso più di metà della sua vita,  gli venga chiesto di lavorare ancora. Questo è schiavismo.

In Europa la pensione di anzianità non esiste? Ecco cerchiamo di importare i difetti del welfare state degli altri stati dell'Unione e non, per esempio, la gestione dei servizi pubblici in Svezia.
I soldi si possono ricavare da decine di altre fonti e lo sanno tutti.

Non ci resta che attendere il responso di UE e mercati, pur immaginandolo già adesso.


martedì 25 ottobre 2011

Pensione a 67 anni, la Lega dice no

Per rispondere all'ultimatum dell'Unione Europea il nostro Presidente del Consiglio ha pensato bene di proporre un ulteriore innalzamento dell'età pensionabile fino a 67 anni.
E certo, che saranno mai un paio di anni in più? Sarà questo il pensiero di sti politicanti che non hanno mai lavorato un giorno nella loro viscida vita?

Certo è che solo pensare ad un provvedimento simile senza imporre, per esempio, il rientro delle truppe italiane all'estero è come rinunciare al pane prima di aver rinunciato ad aragosta e caviale. Missioni all'estero sono lussi che non possiamo permetterci, cosa ci stiamo a fare in Afghanistan?
Era una missione assurda nel 2001 e lo è ancor di più nel 2011 quando i talebani controllano ormai l'80% del paese (si, la NATO sta perdendo la guerra, bello che nessuno ce lo dica vero?).

Ad ogni modo la Lega Nord, dopo aver digerito DI TUTTO e aver avallato tutti i capricci del nano, non ci sta e potrebbe far cadere questo circo che vuole spacciarsi per un governo.

Quel che accadrà sicuramente è che domani l'Italia si presenterà a Bruxelles a mani vuote, senza uno straccio di accordo condiviso che risponda alle richieste dell'Unione.
Si prospetta quindi un'altra bellissima figura internazionale per il nostro paese a cui, sono sicuro, borse e spread risponderanno nel modo che conosciamo fin troppo bene.

La dichiarazione di Berlusconi  "in Europa nessuno può darci lezioni" suona ridicola alla luce del suo operato: questo governo è riuscito in breve tempo a superare la Spagna nella poco ambita rincorsa alla Grecia.
Le altre nazioni sono quindi più che legittimate a darci tutte le lezioni che riterranno opportuno visto e considerato che se noi affondiamo ci porteremo dietro l'intera Unione.


lunedì 24 ottobre 2011

La Merkel e Sarkozy ridono di noi

Prima Notizia:

In Val di Susa non ci sono stati incidenti, il che denota semplicemente l'assenza dei soliti, NOTI, esagitati che vengono probabilmente lasciati intenzionalmente a piede libero per screditare le manifestazioni più significative. Ovviamente il TG1 ha dato fiato alle trombe dando il merito alle forze dell'ordine, come se fosse una cosa normale militarizzare un'area del paese neanche fosse un quartiere di Baghdad.
In Italia l'assurdo della militarizzazione diventa norma e la normalità della non-violenza evento strano.

Seconda Notizia:

Berlusconi è un problema. Come dite? Non è una novità? Lo è se proiettato nel contesto del Consiglio Europeo che ha individuato nel nostro premier il problema da risolvere. In seno al Consiglio si è parlato di come la Spagna sia riuscita ad uscire dalla prima linea dei paesi in crisi e di come ormai il nostro paese sia accostato sempre di più alla Grecia.
L'Europa ci ha praticamente imposto un ultimatum: prendere provvedimenti per contenere il debito e stimolare la crescita economica. Certamente un ultimatum dettato anche dalle parole di qualche giorno fa di Berlusconi, per il quale un decreto per lo sviluppo non è una priorità.
Sta di fatto che ormai abbiamo gli occhi dell'intero continente puntati addosso e i sorrisi ironici tra la Merkel e Sarkozy (di fatto i padroni dell'UE), non lasciano a noi italiani buone sensazioni sulla fiducia di cui gode il nostro premier a livello internazionale. Guardare per credere:


Ovviamente al TG1 i sorrisi ironici sono stati censurati per lasciare spazio alle solite parole diplomatiche e di circostanza.

domenica 23 ottobre 2011

Nuova manifestazione in Val di Susa, nuovi scontri?

Oggi la Val di Susa potrebbe essere teatro degli ennesimi scontri. Almeno la sensazione è quella. Sta di fatto che il trend annunciato è quello dell'emulazione della Grecia, sia per quanto riguarda l'economia sia per la natura delle proteste: spesso violente.

Il PD ha imposto ai suoi iscritti di non partecipare alla manifestazioni odierna, i sindaci dei comuni della Val di Susa che hanno appoggiato il movimento NO-TAV sono infatti già a rischio espulsione dal partito.
Come si legge sul blog di Grillo "come ai bei vecchi tempi di Stalin".

Certo è che rendere la zona del cantiere del TAV "zona rossa" alla stregua di certi quartieri di Baghdad non aiuta certo a rendere serena e armoniosa l'atmosfera. La manifestazione sfida appunto questa ordinanza perchè il corteo sfilerà all'interno di questa zona.

Vorrei tuttavia ricordare cosa c'è in gioco: non si tratta solo di un'opposizione politica contro un'opera dispendiosa ritenuta inutile, ma si manifesta anche per la propria vita e la propria salute, a questo proposito leggere QUI


sabato 22 ottobre 2011

Minzoparade

Quest'oggi volevo semplicemente segnalare, per chi ancora non la conoscesse, la Minzoparade.
Cioè la compilation di servizi che Minzolini, il direttore del TG1, ha il coraggio di mandare in onda mentre l'Italia è sull'orlo del baratro.

Si va dal servizio in cui si testimonia che l'uomo delle nevi esiste, e vive in Siberia, alla rivelazione che la nuova Ferrari non rovina la permanente! Dai consigli per evitare le puzzette dei bebè all'incredibile scoop che permette di cuocere le patate nella lavastoviglie.
C'è veramente di tutto e rappresenta un ottimo termometro dello stato in cui versa l'informazione in Italia.

QUI trovate tutti i video

Intanto vi lascio con il video-shock che testimonia il divieto di pestare le formiche!



venerdì 21 ottobre 2011

Gheddafi è morto, si dia il via alla colonizzazione

Noi italiani quando firmiamo un trattato abbiamo sempre l'abitudine di seguirlo alla lettera:  l'abbiamo dimostrato nella prima guerra mondiale quando eravamo parte della Triplice Alleanza con Austria e Germania salvo poi entrare in guerra nel 1915 con la Triplice Intesa e la tradizione è continuata con la seconda guerra mondiale, iniziata da fascisti, finita con gli alleati.

Gheddafi avrebbe quindi dovuto pensarci bene prima di farsi baciare la mano da Silvio Berlusconi.
Il trattato di amicizia prevedeva l'impossibilità di uno scontro tra le due nazioni e l'indisponibilità ad appoggiare, anche solo logisticamente, azioni ostili di altri paesi.
Pochi mesi dopo gli abbiamo mandato direttamente i cacciabombardieri.

A modo nostro siamo coerenti.

La guerra sembrerebbe finita ieri, con la morte di Gheddafi stesso. Ora le potenze occidentali potranno spartirsi il business della ricostruzione della Libia: è il colonialismo del terzo millennio, fatto di bombe, morti e di ipocriti aiuti internazionali.

La regola delle relazioni interstatuali per la quale vige il divieto di ingerenza in problemi interni ad una nazione è tanto consolidata quanto violata, la Libia è solo l'ultimo caso.
Il tutto è stato giustificato per limitare il massacro dei civili... anche ammesso che le bombe della NATO non uccidessero ma facessero carezze, dal Darfur aspettano un intervento da quasi dieci anni, come mai nessuno si è ancora mosso?

Ovviamente la domanda è retorica.


giovedì 20 ottobre 2011

Il PD perde per colpa del Movimento 5 Stelle, i gettoni di presenza e i tagli... ai tagli!

La storia si ripete: dopo il Piemonte, teatro della sconfitta del centrosinistra alle ultime regionali, anche in Molise il PD individua nel Movimento 5 Stelle la causa della sua sconfitta.

Copio dal blog di Beppe Grillo:
"Dire che il MoVimento 5 Stelle ha fatto perdere il Pdmenoelle in Molise non è corretto nei confronti della dirigenza pdmenoellina. Il pdmenoelle a perdere ci riesce benissimo da solo, non ha bisogno di appoggi esterni. Candidare nel centro sinistra Frattura, un ex Forza Italia, che si è presentato in due elezioni al fianco di Iorio del Pdl non è merito nostro. E' un parto tutto interno al Comitato Centrale pdmenoellino. In Molise il centro sinistra nelle regionali del 2006 aveva raccolto il 23,3% (10.9%, 12,42% Margherita), ora è al 9,86%. Waterloo è stata una passeggiata in confronto. E l'Unità incolpa il M5S? E' un delirio. Prima delle elezioni per i media il M5S non esisteva, e adesso i voti sono diventati di proprietà privata del pdmenoelle, non una libera scelta dei cittadini. Donadi, esponente di punta dell'IDV, ha spiegato per giustificare la sconfitta "Si scrive Grillo, ma si legge Berlusconi". Forse è meglio che si guardi in casa, infatti "Si scrive Donadi, ma si legge Scilipoti (ma anche Razzi, De Gregorio, Misiti, eccetera, eccetera)"."

A voi i commenti se vi rimangono le parole.  

Nel frattempo tutti i partiti del Consiglio comunale di Torino hanno bocciato una proposta del Movimento 5 Stelle che prevedeva l'assegnazione del gettone di presenza (del valore di 120 euro) solo nell'eventualità in cui il consigliere abbia effettivamente partecipato all'intera seduta o ad una buona parte di essa.
La proposta è stata avanzata perchè allo stato attuale delle cose ogni consigliere può passare, firmare, e andare via subito, ottenendo comunque il gettone di presenza... provate a farlo anche in ufficio!

Non c'è niente da fare, questi demagogici, populisti, criminali ragazzi del Movimenti 5 stelle danno proprio fastidio a tutti...




A proposito, giusto per rincarare la dose, il governo ha deciso di tagliarsi i tagli, copio uno stralcio del Fatto Quotidiano: 

 a sentirla pare una notizia inventata dall’ufficio propaganda degli indignati: in piena crisi, tra manovre lacrime e sangue e in attesa del decreto sviluppo, lo Stato restituisce soldi ai membri del governo. A raccontarlo, e a documentarlo, è invece Italia Oggi. Il quotidiano economico riporta una circolare del ministero dell’Economia, che dispone, appunto, la restituzione di quanto è stato trattenuto dalle “paghe” di ministri e sottosegretari in base ai tagli decisi l’anno scorso suglio stipendi pubblici più alti. Il decreto legge 78 del 2010, che conteneva misure di “stabilizzazione finanziaria”, prevedeva che dal primo gennaio 2011 al 31 dicembre 2013 le retribuzioni dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni superiori a 90.000 euro lordi annui fossero ridotti del 5 per cento per la parte oltre il “tetto”, e del 10 per cento per la parte superiore ai 150 mila euro. Per tutti, quindi, ma non per la casta.

mercoledì 19 ottobre 2011

I politici propongono altre norme liberticide

Dopo che Roma è diventata un campo di battaglia per colpa di 500 teppisti probabilmente mandati da qualcuno (almeno in parte, poi si sa, la madre degli imbecilli è sempre incinta), ora tocca sorbirci le MAGNIFICHE idee dei nostri beneamati politici affinché episodi di questo genere non capitino più.

Di Pietro lancia un generico appello ad una Legge Reale Bis (QUI per capire di che si tratta) mentre il sindaco Alemanno ferma le manifestazioni nel centro di Roma per un mese e i primi a farne le spese saranno gli operai della FIOM.
Maroni, d'altro canto, fa del suo meglio evocando garanzie patrimoniali da chi organizza cortei di protesta, come se una cosa simile possa essere solo lontanamente possibile. Mi sembra più una proposta volta a diminuire sensibilmente le manifestazioni, non certo a renderle più sicure.

Ed ecco quindi cosa è rimasto dei migliaia di indignati che il 15 ottobre hanno invaso Roma: altre discussioni su norme liberticide e l'annullamento mediatico del disagio sociale.

Eppure basterebbe poco a migliorare sensibilmente la situazione: tanto per iniziare i poliziotti dovrebbero essere addestrati e attrezzati come si deve e soprattutto ne andrebbero assunti di nuovi, perchè, come ho rilevato in QUESTO post, il loro numero attuale è insufficiente. Inoltre, gli stessi poliziotti, su ogni casco, dovrebbero avere un numero identificativo che riconduca all'agente che lo indossa, questo per evitare abusi di potere fin troppo frequenti.

Questo resta comunque un discorso da leggere con la premessa iniziale sempre valida, cioè che questi presunti teppisti siano stati mandati, almeno in parte, da "qualcuno" a cui faceva comodo la loro presenza e i loro atti.
A dare ancora più credito a questa tesi ci pensa un poliziotto che ha ravvisato delle macroscopiche mancanze nella gestione della manifestazione da parte della polizia, qui sotto il video.



martedì 18 ottobre 2011

Vignetta Indignati e il terzo mondo di internet: l'Italia

Ho parlato abbastanza dei fatti di Roma e non intendo dilungarmi oltre, se non per mostrarvi questa immagine che mi hanno mandato ieri in rete. Direi che è ampiamente esplicativa.


L'assist per uscire dalla monotonia di una stampa mono-tematica ce lo offre il blog di Beppe Grillo che tramite una intervista a Claudio Messora ci mostra quanto siamo arretrati per distribuzione ed efficienza della banda larga e tutte le conseguenze che questa arretratezza comporta.

Il video dell'intervista, QUI il testo, dura 23 minuti, guardatelo perchè è estremamente interessante!



lunedì 17 ottobre 2011

La politica trae vantaggi dalle violenze di Roma: tutto come previsto

Sono passati due giorni dalla guerriglia di Roma e i media non parlano d'altro. Sono stufo sia di ascoltarli che di leggerli perchè aiutano solamente la politica istituzionale italiana in un momento di grandissima difficoltà: sono infatti scomparsi dalle notizie i motivi che hanno portato all'organizzazione di una manifestazione GLOBALE.

82 capitali hanno ospitato altrettante manifestazioni, senza contare i centri cittadini minori. Roma ha tra tutte il primato dei disordini, non perchè gli italiani siano il popolo peggiore ma perchè 500 teppisti tra migliaia e migliaia di manifestanti pacifici sono stati lasciati liberi di agire indisturbati, nonostante le premesse di questi atti ci fossero tutte.Lasciar fare ciò che volevano a questo gruppo di facinorosi è stato un atto premeditato.

In tutto questo la polizia non deve diventare simbolo di repressione nonostante alcuni agenti facciano di tutto per dimostrare il contrario manganellando persone inermi ed estranee agli scontri. La repressione la fanno i politici, la polizia è una vittima dello stesso potere che manovra con i propri fili cittadini trattati come burattini. Gli agenti sono pochi, mal pagati e male attrezzati come dimostra l'interessantissimo video comparso a "Piazza Pulita", il programma di approfondimento politico di Formigli su La7, che vi ripropongo qui sotto.
Non per niente anche il sindacato di polizia scende spesso e volentieri in piazza a protestare contro coloro che sono costretti a servire.



Il gioco della politica italiana potrà ora continuare indisturbato ancora per un po', Maroni ha già lanciato la tolleranza zero tra gli applausi degli stolti.


domenica 16 ottobre 2011

Violenza, arma di DISTRAZIONE di massa: i fatti di Roma

Doveva essere un corteo pacifico, una grande manifestazione di indignati verso un potere politico che non rappresenta più nessuno. Invece è diventata l'ennesima occasione per parlare di violenza e niente di più.
A pensar male spesso ci si azzecca e trovo sia impossibile che i circa 200 teppisti che hanno messo a ferro e fuoco Roma non siano stati mandati, almeno in parte, da qualcuno.

Il palazzo ora potrà gridare allo scandalo e lamentarsi della violenza della manifestazione oscurando tutte le ragioni che hanno portato migliaia di persone pacifiche in piazza. Sono disordini che giovano al potere perchè la violenza è uno dei più grandi mezzi di DISTRAZIONE di massa.

L'informazione vera ha però il dovere di dire che i teppisti erano solo poche centinaia rispetto alle migliaia di manifestanti pacifici che hanno riempito la capitale. Lodevole in questo senso il lavoro del Fatto Quotidiano che ha montato un video-racconto di ciò che è successo ieri. Ve lo ripropongo qui sotto perchè in questo caso alle immagini non possono essere sostituite parole. Rimane solo amarezza.



sabato 15 ottobre 2011

I radicali salvano Berlusconi, il circo ringrazia e può continuare

Il 14 dicembre il governo fu salvato dai cosiddetti "responsabili" (o "comprati" nel gergo comune), il 14 ottobre invece a soccorrere la maggioranza sono stati i radicali. Le opposizioni infatti hanno cercato di non far raggiungere il numero legale per effettuare la votazione ma i cinque deputati del gruppo dei radicali hanno deciso di entrare ugualmente in aula. Il risultato? 316 voti a favore del governo e 301 contro.
Impressionante, in un modo o nell'altro l'opposizione trova sempre il sistema per dimostrarsi patetica e inadeguata a far cadere una maggioranza già decaduta.

Al premier non resta che ringraziare i fedelissimi con 3 poltrone nuove di zecca: Catia Polidori e Aurelio Misiti saranno viceministri e Pino Galati sottosegretario all'istruzione. Queste nuove "onorevoli figure istituzionali" sono state elette nel 2008 rispettivamente con PDL (poi fuoriuscita FLI, poi il ritorno al PDL per la fiducia del 14 dicembre), con IDV e con UDC. Coerenza innanzitutto!
A questo proposito è bene ricordare come il governo abbia avuto il coraggio di parlare di tagli ai costi della politica... a me sembra che qui le poltrone non facciano altro che aumentare!

E' opinione di chi scrive che il centrosinistra non sia meglio del cosiddetto centrodestra (di destra come la si intende nel resto del pianeta non ha niente) ne sotto il profilo della competenza ne sotto quello etico. Prime bozze di "legge bavaglio" e di "lodo Alfano" sono infatti state proposte da governi di centrosinistra con tutta la vergogna che ne deriva.

Tuttavia bisogna pensare ai problemi attuali del paese che sono soprattutto economici.
L'attuale maggioranza è stata sfiduciata ripetutamente dai mercati internazionali: infatti ogni volta che il governo emana una manovra o il premier parla alla Camera la borsa crolla e lo spread vola.
Guardiamo invece l'esempio della Spagna: qualche mese fa era al nostro posto e, Zapatero, avendo un minimo di dignità, ha deciso di dimettersi e gli andamenti finanziari sono migliorati improvvisamente (decisione che, è bene specificare, non ha impedito il declassamento del paese, le dimissioni aiutano ma non fanno i miracoli).

Le borse, è risaputo, girano anche a seconda della credibilità di un esecutivo e questo governo l'ha persa da tempo. Serve dunque rinnovamento, e serve nel breve termine... anche se l'alternativa non è certo delle migliori.
E in tutto questo il nostro beneamato presidente della Repubblica, l'uomo dal monito facile e dalla firma facilissima, con il potere di sciogliere le camere... dove diavolo è? Perchè non lo fa?

Che il circo continui.



venerdì 14 ottobre 2011

Berlusconi parla e la borsa affonda: una regola

Nella mattinata di ieri Silvio Berlusconi ha parlato alla Camera accompagnato dagli immancabili sbadigli di Umberto Bossi. Qualcuno dovrebbe fargli presente che il suo posto è in una casa di riposo, non in Parlamento.
In ogni caso il discorso del premier non ha mostrato niente di nuovo sotto al sole, le opposizioni, che hanno abbandonato l'aula, non si sono dunque perse niente che non abbiano già sentito.

"il governo non ha alternative" ; "le opposizione sono divise" e solite dichiarazioni inutili già rivolte alla prossima, e forse imminente, campagna elettorale... a queste il premier ha aggiunto il suo nuovo cavallo di battaglia per giustificare il baratro in cui sta sprofondando il nostro paese: "vogliamo mettere al sicuro l'Italia dalla crisi economica battendo la strategia del pessimismo".
Si insomma, la crisi economica è colpa dei soliti comunisti facinorosi che seminano pessimismo: non fosse per loro avremmo il welfare state della Svezia e il PIL della Cina il tutto grazie al genio di statisti quali Berlusconi e Tremonti, il quale, è giusto ricordarlo, fino a poco tempo fa andava cianciando di come l'Italia stesse uscendo dalla crisi molto meglio degli altri paesi europei.

Un discorso patetico può portare solo a riscontri patetici: la borsa non ha infatti tardato a sprofondare ulteriormente e lo spread è velocemente tornato oltre i 370 punti. Ogni volta che Berlusconi parla la finanza affonda. Qualsiasi governo con un minimo di dignità si sarebbe già dimesso da un bel po', così come ha fatto Zapatero in Spagna.

Il tempo della XVI legislatura è finito ormai da mesi se si considera la capacità operativa del governo. Tuttavia nella giornata odierna, con il voto di fiducia, la fine potrebbe essere finalmente "ufficializzata"... e qualcuno mi dice di essere ottimista...!




giovedì 13 ottobre 2011

L'informazione libera vista da Marco Travaglio


Marco Travaglio parla di informazione e legge bavaglio alla manifestazione Ricucire L'Italia, sabato 8 ottobre, a Milano. In tutto sono 25 minuti, consiglio a tutti la visione dei video in quanto a suo modo rende perfettamente l'idea di ciò che significa "legge bavaglio" e le implicazioni in caso di approvazione.




Fortunatamente la crisi di governo dovrebbe mettere un freno a questo scempio.
Nella giornata odierna Berlusconi parlerà alla Camera e domani si voterà la fiducia. Tuttavia anche se questo governo vergognoso dovesse cadere non si dovrà mai abbassare la guardia: la prima bozza del bavaglio infatti, come notato da Travaglio, è frutto di un governo di centrosinistra.

mercoledì 12 ottobre 2011

Maggioranza, è crisi aperta

A Varese, roccaforte leghista, Umberto Bossi impone il suo candidato Canton per sostituire il maroniano Candiani. Dunque abbiamo una base leghista che la pensa in un modo e le alte sfere in un altro: in altre parole Bossi lotta per mantenere il controllo di un partito ormai spaccato.

Berlusconi invece lotta per l'approvazione della legge bavaglio definendola "necessaria perchè l'attuale sistema è un sistema barbaro, intollerabile", ovviamente barcamenandosi da un processo all'altro.
Inoltre, la possibilità di un condono divide anche il PDL. 

L'unità e la coesione del governo è ormai solo un'ombra del passato, l'unità non c'è nemmeno all'interno dei partiti che lo formano. Inoltre questo è un governo che è stato sfiduciato ripetutamente dai mercati e, se avessimo dei politicanti anche solo lontanamente responsabili darebbero le dimissioni così come ha fatto Zapatero in Spagna, scelta che ha seguito un miglioramento degli andamenti finanziari del paese.

Proprio ieri la maggioranza ha dimostrato tutta la sua instabilità andando sotto alla Camera sul voto per l'assestamento di bilancio, un evento mai accaduto nell'intera storia della Repubblica. A chiedere al governo di contarsi ora sono anche i suoi ministri mentre l'opposizione chiede direttamente le dimissioni.
Il bello è che Minzolini solo il 5 ottobre ci ha raccontato di come l'instabilità politica fosse tutta un'invenzione dei giornali e che la crisi di governo fosse una mezza scemenza!

Le implicazioni? Tutte positive: slittano infatti legge bavaglio e riforma della giustizia, si spera fino al 30 febbraio del duemilamai.




martedì 11 ottobre 2011

Il falso mito dell'autodeterminazione della Padania

Quest'oggi copio in toto l'articolo di Natalino Ronzitti, apparso sul sito Affari Internazionali. In poche righe smonta anche sotto il punto di vista giuridico gli obiettivi e le aspirazioni della Lega Nord. Una lettura estremamente interessante.


Di tanto in tanto riaffiora la questione della ‘indipendenza’ della Padania. Essa è ritornata in questi giorni e il presidente della Repubblica è stato fermo nel ribadire che la nostra Costituzione non consente alcuna secessione. L’art. 5 afferma a chiare lettere che la Repubblica è ‘una e indivisibile’. Atti preparatori alla secessione sono condannati dal nostro codice penale che, anche dopo l’adozione della L. 85/2006 e le modifiche in materia di reati di opinione, sanziona azioni violente preordinate alla dissoluzione dell’unità nazionale.

La via della secessione è dunque inibita dal nostro ordinamento, che non lascia nessun spazio all’aspirazione della indipendenza della Padania e al suo ‘riconoscimento internazionale quale Repubblica federale indipendente e sovrana’ (art. 1 dello Statuto della Lega Nord, 2002).

Ma come si pone la questione sotto il profilo del diritto internazionale e, in particolare, del diritto all’autodeterminazione, che è stato evocato (a sproposito) da alcuni esponenti della Lega Nord?

Secessione e diritto internazionale
Di per sé la secessione è indifferente per il diritto internazionale, tranne che l’attività violenta preordinata a tale scopo, la repressione del governo legittimo e l’eventuale ingerenza di stati terzi mettano in pericolo la pace e la sicurezza internazionale e costringano il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ad intervenire. In linea di principio, il governo legittimo è libero di reprimere l’insurrezione, sempre che la sua azione avvenga nel rispetto dei diritti dell’uomo e del diritto internazionale umanitario, qualora il tentativo di secessione inneschi un conflitto armato.

I ribelli non sono considerati legittimi combattenti e il governo al potere può sottoporli alla sua potestà punitiva. Ovviamente la secessione potrebbe essere consensuale (e pacifica) e scaturire da un patto tra secessionisti e governo legittimo. La pratica internazionale offre qualche esempio (Repubblica Ceca-Slovacchia), ma una separazione consensuale è inibita dalla nostra Costituzione e trova un baluardo nel citato art. 5.

Diritto all’autodeterminazione
Talvolta la secessione è assistita dal diritto all’autodeterminazione. Allora la prospettiva giuridica cambia. In tal caso il diritto internazionale non favorisce più il governo legittimo, ma il popolo che ha diritto all’autodeterminazione, che vuole costituirsi in stato indipendente (uno dei modi, ma non il solo, di attuazione del diritto all’autodeterminazione). Anzi lo stato che reprime il diritto all’autodeterminazione commette un illecito internazionale e dovrebbe considerare i ribelli che combattono per l’indipendenza come legittimi combattenti, qualora abbia ratificato, come ha fatto l’Italia, il protocollo relativo ai conflitti internazionali aggiuntivo alle quattro convenzioni di Ginevra.

Sennonché il diritto all’autodeterminazione, che attribuisce al popolo di costituirsi in stato indipendente, è stato riconosciuto in primo luogo ai popoli sotto dominazione coloniale, occupazione straniera o un regime razzista (termini che hanno una chiara connotazione giuridica). Il che non è palesemente il caso della Padania. Con il progredire del diritto internazionale, il diritto all’autodeterminazione ha travalicato l’ambito della decolonizzazione, con la conseguenza che attualmente ogni popolo ha diritto all’autodeterminazione, un diritto che non si consuma con l’acquisto dell’indipendenza, e questo vale in particolare quando più popoli coesistano in uno stato indipendente.

Sennonché esistono due condizioni fondamentali: (a) il soggetto che aspira all’autodeterminazione deve essere effettivamente un popolo; (b) il governo al potere deve essere un governo non rappresentativo e che discrimina il popolo che aspira all’autodeterminazione quanto a razza, credo o colore. Altrimenti le risoluzioni delle Nazioni Unite, che consacrano il diritto all’autodeterminazione, proteggono l’integrità territoriale degli stati.

Popolo padano?
Le due condizioni da ultimo menzionate non si realizzano nel caso della Padania. Si tratta, tutt’al più di una mera espressione geografica (o piuttosto di un neologismo?) e non esiste un popolo padano distinto dal popolo italiano, come non esistono più popoli che coesistano nello stato italiano.

Sebbene gli strumenti internazionali (risoluzioni e trattati) che disciplinano l’autodeterminazione non definiscano la nozione di popolo, questa si è venuta affermando nella pratica internazionale come concetto che ha finito per sostituire il termine nazione e che indica un gruppo nazionale coeso. Non mancano neppure risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che qualificano un’entità come popolo, legittimandone l’autodeterminazione: ma questo non è il caso della Padania.

Quanto alla seconda condizione, essa è palesemente insussistente anche a supporre che la Padania sia un popolo. Com’è stato già da altri notato (A. Cassese, La Repubblica, 2 ottobre 2011), i “padani” non sono discriminati, tanto che alcuni esponenti della Lega Nord fanno parte del governo della Repubblica.

Padania e minoranze
La Padania non è quindi un popolo. Esistono nella Padania, nella configurazione delle regioni indicate nello statuto della Lega (art. 2), delle minoranze. Ma queste, a differenza dei popoli, non hanno diritto all’autodeterminazione e trovano il soddisfacimento delle loro aspirazioni nei relativi strumenti internazionali di tutela ratificati dall’Italia (art. 27 del Patto delle Nazioni sui diritti civili e politici del 1966; Convenzione quadro del Consiglio d’Europa per la protezione delle minoranze nazionali del 1995).

Natalino Ronzitti è professore di Diritto Internazionale e consigliere scientifico dell’Istituto Affari Internazionali.


lunedì 10 ottobre 2011

Santoro in onda dal 3 novembre: 10 euro per sostenere il progetto

Questo blog sostiene in toto il nuovo progetto di Santoro. Il celebre conduttore di Annozero ha avuto il coraggio di abbracciare una nuova sfida e abbattere il modello consolidato per il quale realizzare un programma di qualità è possibile solo con il patrocinio di un editore.

"Comizi d'amore", in onda dal 3 novembre, ribalta questo concetto: sarà un format creato con indipendenza assoluta e il prodotto finito sarà venduto a chi lo vorrà.
E' stato da poco ufficializzato l'acquisto del format da parte di SKY, sarà presente in parecchie televisioni locali ancora non specificate e ovviamente sarà presente in diretta streaming su internet.

Il sito "Servizio Pubblico" in un paio di giorni ha racimolato 280mila visite uniche, segno che i cittadini hanno una gran voglia di vedere una trasmissione di qualità. Non ne possono infatti più del Minzolini o del Ferrara di turno (la cui trasmissione tra l'altro è stata traslocata nel primo pomeriggio per l'audience patetico che riesce a ragranellare), vogliono realtà. Non la realtà volgare di un reality ma la realtà che descrive la vera immagine del paese: perchè per esempio in televisione nessuno parla di mafia? Deve passare la celebre affermazione di Dell'Utri per cui la mafia non esiste? O la tesi leghista del "tanto è un problema del sud"?

Il nuovo programma potrà offrire ciò che la gente va cercando, e lo si può dire con cognizione di causa perchè Santoro porta nel suo curriculum anni di conduzione di Annozero, una trasmissione che in questo senso non ha mai deluso.
Sul sito si possono donare al progetto 10 euro, una cifra irrisoria spesso spesa per inutili cavolate, personalmente li ho donati più che volentieri, fatelo anche voi.


domenica 9 ottobre 2011

Gli indignati invadono anche gli States

Spagna, Grecia, Tunisia, Egitto, Israele e infine Stati Uniti. Cosa hanno in comune? Le feroci proteste dei cittadini. Ovviamente c'è una differenza di fondo tra i problemi dei cittadini occidentali e gli oppressi che hanno dato vita alla cosiddetta primavera araba, tuttavia è impossibile non accostare un malessere che attraversa milioni di persone in un periodo storico non certo facile.

Gli indignati americani si ispirano proprio ai loro predecessori, spagnoli in testa, che proprio pochi giorni fa hanno dovuto sopportare l'arresto 4 membri dell'ormai celebre Movimento-15M (QUI i dettagli).
Il movimento statunitense è in attività da ormai un paio di settimane ed è nato a New York, davanti a Wall Street, simbolo di una crisi creata da politicanti incapaci e grandi finanzieri, una crisi che le persone comuni non vogliono pagare.

I manifestanti hanno sfilato sul ponte di Brooklyn, bloccandolo. Si stima che gli arresti siano circa 700.
Tuttavia non sono bastate le manette facili a fermare il movimento: esso si sta espandendo in tutte le grandi metropoli americane: Los Angeles, Boston, Chicago... e perfino Washington dove gli attivisti hanno sfilato davanti alla Casa Bianca.
Loro hanno capito che i cambiamenti devono iniziare dal basso, quando verrà il turno di noi italiani?


sabato 8 ottobre 2011

Critica a Beppe Grillo: la questione di Saviano e del Fatto

Premessa: la critica è al personaggio pubblico Beppe Grillo, non al Movimento 5 stelle. Pur essendo vero che il comico è il fondatore del MoVimento, quest'ultimo è arrivato ad un punto tale da acquisire una sua identità.
Beppe Grillo è il megafono di qualcosa di più grande. Se non fosse per il comico sarebbe censurato da tutti i media, televisioni o giornali che siano.La mia critica è dunque rivolta a Grillo in quanto persona e si ferma li.

Venendo al punto trovo sconcertante il suo atteggiamento pieno di astio verso tutto quel che rischia di "rubare" pubblico al suo blog. Mi spiego, due sono gli obiettivi che nell'ultimo anno hanno contraddistinto gli interventi del comico: Saviano ai tempi di "Vieni via con me" e il Fatto Quotidiano.

Cosa hanno in comune Grillo, Saviano e il Fatto? Hanno in comune il pubblico, in quanto chi compra il giornale di Padellaro e Travaglio è spesso assiduo frequentatore del blog di Grillo che, allo stesso modo, legge o guarda con piacere Saviano.

Parliamo prima delle critiche allo scrittore: Saviano fu accusato da Grillo di non fare nomi, il riferimento è all'ultima puntata di "Vieni via con me" dove in uno dei suoi monologhi l'autore di Gomorra fece riferimento a rapporti tra Lega Nord e 'ndrangheta senza entrare nello specifico con nomi e cognomi.
Sono d'accordo che sarebbe stato meglio dire chiaramente chi furono i personaggi coinvolti in tali vicende, tuttavia trovo anche comprensibile che Saviano, un uomo che vive sotto scorta e che rischia quotidianamente la vita per ciò che dice e che scrive, abbia voluto evitare querele e denunce in una trasmissione già scomoda e già intralciata in ogni modo dal cda della RAI.
Criticare ferocemente Saviano dopo che lo stesso ha scritto un libro che ha fatto storia e che ha prodotto probabilmente il miglior programma dell'ultimo decennio visto in RAI, beh, mi sa tanto di voler cercare il pelo nell'uovo e di aver voglia di far polemiche sterili.

Veniamo al Fatto Quotidiano. Le frecciatine non si contano, l'ultima delle quali ha probabilmente provocato l'addio di Marco Travaglio al suo Passaparola (QUI i dettagli). Parlo dell'affermazione di Grillo che definisce Padellaro e Colombo "residuati dell'Unità che ha vissuto con contributi statali".
A sancire la rottura definitiva tra il Fatto e il comico, è il video in cui quest'ultimo ha definito di gran lunga peggiore un giornale che si finanzia con la pubblicità di Enel o Telecom rispetto ad un altro giornale che si finanzia con contributi pubblici.

Il riferimento al Fatto Quotidiano non è stato esplicito ma ampiamente comprensibile sotto le righe, anche perchè di giornali che non prendono finanziamenti pubblici ce ne sono veramente pochi.
Probabilmente Grillo ha paura che l'indipendenza del giornale sia compromessa se finanziati da tali colossi. Tuttavia il comico probabilmente non ricorda l'episodio dell'ottobre 2010, esattamente un anno fa: Il Fatto criticò la politica dell'Enel e quest'ultima ritirò la sua pubblicità (salvo poi rimetterla più avanti, probabilmente gli conveniva economicamente così).
Beh il giornale è sopravvissuto lo stesso perchè vende parecchio, e se vende parecchio tante altre aziende vorranno comprare pubblicità sulle sue colonne. Insomma gli ottimi risultati del Fatto Quotidiano sono una garanzia di indipendenza ed affidabilità. Per ora ovviamente, poi qualora si ravvisassero cambiamenti di condotta si valuterà in futuro com'è giusto che sia.

Dunque caro Beppe, ti lamenti spesso di essere isolato, cerca di non allontanare anche i media potenzialmente alleati e soprattutto il tuo nutrito seguito, che spesso di Saviano e del FQ hanno una gran stima e sono poco propensi a polemizzare con loro inutilmente.

venerdì 7 ottobre 2011

Napolitano la deve smettere di dormire

A volte mi viene il dubbio che l'Italia non abbia un presidente della Repubblica.
In Parlamento si sta discutendo la legge più vergognosa della storia del nostro paese. Sarebbe stata una legge applaudita dai peggiori dittatori della storia dell'umanità, per dirla alla Di Pietro una vera e propria legge fascista. Se non si fosse capito sto parlando ancora della legge bavaglio (QUI ne parlo diffusamente).

Tuttavia Napolitano non fa nulla. Dall'inizio del suo mandato bofonchia moniti e appelli all'unità, coesione, dialogo e amenità varie. Tutto meraviglioso, però caro presidente, non sarebbe ora di dire chiaro e tondo "questa è una legge vergogna che non firmerò mai"??? Cosa diavolo aspetti???
Proprio ieri si è lagnato di come il suo sia un mandato difficile. Caro presidente il tuo non è un mandato difficile, andare a lavorare dieci ore al giorno per quarant'anni è difficile, tu devi solo avere gli attributi di dire "NO, NON LO FIRMO".

Credo che le persone non abbiano la percezione di ciò che sta accadendo. Non se ne rendono bene conto, è un po' la stessa pesante inerzia che caratterizzava gli italiani mentre Mussolini costruiva il regime. Evocare quelle immagini non è ne esagerato ne fuori luogo, perchè se togli alle persone la libertà di espressione e la libertà ai giornalisti di fare il loro mestiere, allora di dittatura si tratta. Non saremmo migliori del partito comunista cinese che censura ciò che vuole e manda in galera chi osa ribellarsi allo status quo.

Riflettiamo e informiamo parenti, conoscenti e amici, non si può rimanere indifferenti davanti a tutto questo.


giovedì 6 ottobre 2011

Wikipedia è diventata l'incarnazione del male

Wikipedia sembra davvero l'incarnazione del male ad ascoltare il servizio del TG5.
Incredibile il tempismo di questi presunti giornalisti: proprio nel giorno in cui il web si rivolta contro la legge bavaglio che ha provocato lo sciopero di Wikipedia ecco che la redazione del TG5 inizia a preoccuparsi di quanto sia poco affidabile l'enciclopedia libera più famosa del pianeta.

Il tutto mentre alla Camera viene approvata la norma per la quale, citando Peter Gomez, "qualsiasi tipo d’intercettazione potrà essere pubblicata solo dopo un’udienza filtro nel corso delle quali accusa e difesa decideranno cosa tenere e cosa buttare al macero. Cioè dopo anni dall’inizio di un’indagine.
Anche quando i colloqui saranno riportati all’interno di un’ordinanza di custodia cautelare, il giornalista non potrà né riprodurli, né citarli, né riassumerli. Se lo farà scatteranno sanzioni pesantissime per lui e per l’editore. Si arriverà così al paradosso di leggere articoli in cui si racconta che Tizio è stato arrestato per estorsione, per traffico di droga o per tangenti, senza però poter capire il perché. O almeno senza essere in grado di farlo quando l’inchiesta è basata anche su intercettazioni."

Tornando a Wikipedia è giusto sottolineare come sia vero che le informazioni che ci si trova su vadano prese con le pinze soprattutto se si è alle prese con una ricerca o con una tesi, tant'è vero che per tali scopi i professori generalmente ne proibiscono l'uso. Trovo tuttavia singolare che Wikipedia sia definita "pericolosa". Si tratta di una piattaforma che consente a chiunque di inserire una voce e agli altri di modificarla. Il controllo è dunque degli utenti su altri utenti.

E' qualcosa di meraviglioso, perchè si tratta di condivisione del sapere, uno degli scopi più alti raggiungibili col mezzo internet. Pazienza se alcune voci hanno errori più o meno grossolani, il servizio che Wikipedia offre è encomiabile e non potrà che migliorare col tempo.
Per di più il servizio è anche gratuito. Il vile video del TG5 ha da dire anche su questo punto sottolineando come il fondatore chiede agli utenti di offrire donazioni per non inserire fastidiosa pubblicità sul sito.
Ora, cosa c'è di male a chiedere donazioni volontarie? La risposta è niente.

Invece, vedere qualcosa di sbagliato e marcio in questo attacco volto a screditare un sito web popolarissimo tra gli internauti è più che legittimo. Come è legittimo considerare ben più pericolosa certa tv, certi telegiornali e certi, presunti, giornalisti.
Qui sotto il video del TG5 oggetto del post.


mercoledì 5 ottobre 2011

WEB IN RIVOLTA - Wikipedia in testa

Anche l'agenzia di rating Moody's declassa l'Italia per "rischi dovuti all'incertezza politica". Era un declassamento annunciato dopo quello avvenuto per mano di Standard&poor's: le motivazioni sono infatti le medesime a dimostrazione che l'equazione crisi = casta non è solo frutto di una mente qualunquista e superficiale.

Conferma la mia analisi gli stessi atti che vengono discussi nel Parlamento italiano: mentre l'economia va a rotoli la priorità del governo è la legge bavaglio che ho spiegato nel post del 30 settembre.
Come ho già scritto, è la norma "ammazza-blog" quella più inquietante e, a pensarlo non è solo il Diario di una Nazione ma l'intero web. Perfino Wikipedia, l'enciclopedia libera che tutti noi, almeno una volta, abbiamo utilizzato ha deciso di scioperare. Chissà, magari ora che la legge bavaglio tocca un servizio utile per molti, ci sarà maggior attenzione verso ciò che questa legge vergogna potrà comportare.

Di seguito riporto il suo comunicato che, tra l'altro, riesce a spiegare perfettamente le conseguenze dell'entrata in vigore del famigerato "comma 29":


Cara lettrice, caro lettore,
in queste ore Wikipedia in lingua italiana rischia di non poter più continuare a fornire quel servizio che nel corso degli anni ti è stato utile e che adesso, come al solito, stavi cercando. La pagina che volevi leggere esiste ed è solo nascosta, ma c'è il rischio che fra poco si sia costretti a cancellarla davvero.
Il Disegno di legge - Norme in materia di intercettazioni telefoniche etc., p. 24, alla lettera a) del comma 29 recita:
«Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.»
Negli ultimi 10 anni, Wikipedia è entrata a far parte delle abitudini di milioni di utenti della Rete in cerca di un sapere neutrale, gratuito e soprattutto libero. Una nuova e immensa enciclopedia multilingue e gratuita.
Oggi, purtroppo, i pilastri di questo progetto — neutralità, libertà e verificabilità dei suoi contenuti — rischiano di essere fortemente compromessi dal comma 29 del cosiddetto DDL intercettazioni.
Tale proposta di riforma legislativa, che il Parlamento italiano sta discutendo in questi giorni, prevede, tra le altre cose, anche l'obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine.
Purtroppo, la valutazione della "lesività" di detti contenuti non viene rimessa a un Giudice terzo e imparziale, ma unicamente all'opinione del soggetto che si presume danneggiato.
Quindi, in base al comma 29, chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line e, molto probabilmente, anche qui su Wikipedia, potrà arrogarsi il diritto — indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive — di chiedere l'introduzione di una "rettifica", volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti.
In questi anni, gli utenti di Wikipedia (ricordiamo ancora una volta che Wikipedia non ha una redazione) sono sempre stati disponibili a discutere e nel caso a correggere, ove verificato in base a fonti terze, ogni contenuto ritenuto lesivo del buon nome di chicchessia; tutto ciò senza che venissero mai meno le prerogative di neutralità e indipendenza del Progetto. Nei rarissimi casi in cui non è stato possibile trovare una soluzione, l'intera pagina è stata rimossa.
Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo
Articolo 27
«Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e ai suoi benefici.
Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.»
L'obbligo di pubblicare fra i nostri contenuti le smentite previste dal comma 29, senza poter addirittura entrare nel merito delle stesse e a prescindere da qualsiasi verifica, costituisce per Wikipedia una inaccettabile limitazione della propria libertà e indipendenza: tale limitazione snatura i principi alla base dell'Enciclopedia libera e ne paralizza la modalità orizzontale di accesso e contributo, ponendo di fatto fine alla sua esistenza come l'abbiamo conosciuta fino a oggi.
Sia ben chiaro: nessuno di noi vuole mettere in discussione le tutele poste a salvaguardia della reputazione, dell'onore e dell'immagine di ognuno. Si ricorda, tuttavia, che ogni cittadino italiano è già tutelato in tal senso dall'articolo 595 del codice penale, che punisce il reato di diffamazione.
Con questo comunicato, vogliamo mettere in guardia i lettori dai rischi che discendono dal lasciare all'arbitrio dei singoli la tutela della propria immagine e del proprio decoro invadendo la sfera di legittimi interessi altrui. In tali condizioni, gli utenti della Rete sarebbero indotti a smettere di occuparsi di determinati argomenti o personaggi, anche solo per "non avere problemi".
Vogliamo poter continuare a mantenere un'enciclopedia libera e aperta a tutti. La nostra voce è anche la tua voce: Wikipedia è già neutrale, perché neutralizzarla?
Gli utenti di Wikipedia


martedì 4 ottobre 2011

Addio al Passaparola di Marco Travaglio

Il blog di Beppe Grillo e Marco Travaglio stesso annunciano la fine del "Passaparola" del giornalista più scomodo del paese. L'avventura iniziava nel 2008: ogni lunedì Travaglio commentava, in diretta streaming, con una approfondita analisi di circa 40 minuti, le principali notizie politiche e giudiziarie della settimana.

Inutile dire che in un paese dove l'informazione la si fa nel modo che conosciamo ascoltare finalmente qualcuno di competente e soprattutto libero è come una boccata d'ossigeno. Nell'Italia dei Minzolini viene ora a mancare un pezzo importante di informazione indipendente e questo è un peccato, che piaccia o meno il giornalista in sè.

La motivazione, dice Travaglio, è l'accumularsi di un impegno dietro l'altro. Sarà, ma desta perplessità questa decisione presa esattamente due giorni dopo il post di Beppe Grillo che definiva Padellaro e Colombo, colleghi di Travaglio, "residuati dell'Unità che ha vissuto con contributi statali".
Senza contare altre frecciatine lanciate dal comico al Fatto Quotidiano che di certo non hanno fatto piacere al vicedirettore Marco Travaglio.
Ma sono ovviamente tutte congetture.

Sia chiaro, non è che senza il Passaparola non ci siano più i mezzi per ottenere informazione indipendente: Travaglio è fortunatamente ancora vivo e in attività sul suo giornale e presto sul web con il nuovo programma di Santoro, tuttavia l'appuntamento del lunedì era ormai diventato una piacevole routine per migliaia di persone.
Peccato.


lunedì 3 ottobre 2011

Il Porcellum è colpa di tutti tranne di chi l'ha creato

Il porcellum, l'attuale legge elettorale definita in questa modo dal suo stesso ideatore Roberto Calderoli, è frutto di un ricatto. E' proprio il ministro della semplificazione a confessarlo al TG1.

“La Lega e il sottoscritto erano a favore del Mattarellum ma fummo ricattati da Casini e dall’UDC per introdurre un sistema proporzionale, da Fini che voleva le liste bloccate e da Berlusconi che voleva il premio di maggioranza. E la sinistra dette la sua collaborazione non dicendo nulla”.

Si insomma la legge elettorale "porcata" è colpa di tutti meno di chi l'ha ideata e il suo partito di appartenenza, la Lega Nord.

Ora che i cittadini hanno espresso la loro indignazione per questa legge elettorale vergogna attraverso un milione e passa di firme inizia il giochetto dello scaricabarile: l'invenzione di questa legge elettorale non è colpa ne del PDL ne della Lega Nord, mentre la colpa di non averla cambiata non è nemmeno del Partito Democratico che ne ha comunque allegramente usufruito.

E' un film comico che non fa ridere.


domenica 2 ottobre 2011

1 milione e 200mila cittadini dicono basta alla legge elettorale porcata

Un segnale politico impossibile da ignorare per la casta. A lanciarlo sono un milione e duecentomila cittadini che in meno di due mesi hanno firmato per ottenere il referendum abrogativo dell'attuale legge elettorale.

Anche Maroni dichiara che il referendum deve essere fatto. L'unico modo per evitarlo sarebbe quello di far cadere il governo e ne sarebbe davvero capace: arriveranno a tanto? La possibilità non è certo auspicata da Silvio berlusconi: come potrebbe infatti rinunciare all'alibi degli impegni istituzionali per non presentarsi a processi ed interrogatori?

La voglia di riprendersi in mano il paese è palpabile, gli italiani non ne possono più di nominati e raccomandati.  Desta perplessità solo il principale partito organizzatore della raccolta firme: l'Italia dei Valori che, avendo pur raggiunto un risultato notevole, ha utilizzato campagne pubblicitarie che non si può permetere . Ne ho parlato infatti il 28 settembre.

Se il referendum ci sarà veramente, rimane probabile il raggiumento del quorum in quanto il tema è particolarmente sentito da tutti i cittadini, compresi i berlusconiani. In caso di successo tornerà in vigore il Mattarellum che non è certo la legge elettorale migliore del mondo ma è pur sempre un passo avanti.

Merita una citazione il sempre inadeguato Partito Democratico che si conferma un circo di pagliacci di dubbio gusto: di appoggiare la raccolta firme per il referendum infatti se ne è guardato bene; sicuramente cercherà di saltare sul carro dei vincitori a quorum raggiunto come successe per l'acqua pubblica, nucleare e legittimo impedimento.

D'altronde come dargli torto? Le nomine fanno comodo davvero a tutti per un sistema clienterale come quello messo su da questa partitocrazia.




sabato 1 ottobre 2011

Napolitano e Lega Nord: non è amore

A parole Giorgio Napolitano è spesso un bravo, bravissimo, presidente della repubblica. Un po' meno nei fatti.
Proprio ieri ha infatti redarguito il sempre moderato Umberto Bossi, chiarendo:

"E' chiaro, il popolo padano non esiste, si discute di federalismo fiscale, si chiede un livello piu' alto di partecipazione delle Regioni... Tutto questo e' lecito, ma ove dalle chiacchiere si passasse ad atti preparatori di qualcosa che va verso la secessione, tutto cambierebbe"

Si perchè Napolitano ricorda un esempio del passato: "Nel '43-44 di fronte al tentativo di organizzazione di un movimento separatista lo Stato non esito' a intervenire e si arrivo' all'arresto di un capo importante, Finocchiaro Aprile".

Lega Nord giustamente avvisata dunque. La domanda che tuttavia continuo a pormi è come possa una persona convinta della bontà di una eventuale secessione compiere il seguente giuramento, passo obbligatorio per divenire ministro:
"Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione".
O si giura in malafede oppure si sta prendendo in giro quegli elettori che hanno deciso di dar fiducia all'eletto per perseguire la secessione. Ma tant'è.

Tornando al capo dello Stato... Giorgio Napolitano è l'unico presidente della Repubblica della nostra storia ad aver firmato QUALSIASI cosa. Forse non gli hanno spiegato bene le sue prerogative, oppure l'età gliele ha fatte dimenticare: in virtù della sua carica ha il sacrosanto diritto di avere un'opinione e di rimandare al mittente le leggi che non gli piacciono. Se poi torneranno da lui identiche sarà costretto a firmarle ma intanto avrebbe potuto dare segnali politici forti.

Non parliamo poi delle nomine a ministri: Maroni, condannato per resistenza a pubblico ufficiale e nominato ministro dell'Interno, sembra una barzelletta; Aldo Brancher, imputato per ricettazione e appropriazione indebita; infine Romano che è SOLAMENTE indagato per concorso esterno in associazione mafiosa... incommentabile.
Anche qui avrebbe potuto fare la voce grossa in quanto spetta al presidente della Repubblica nominare i ministri sotto suggerimento del presidente del Consiglio.

Giorgio Napolitano sarà ricordato come uno dei peggiori capi dello Stato di sempre, fare due moniti ogni tanto non è sufficiente. E fortuna che ai tempi della sua elezione c'era chi si lamentava del suo passato da comunista...



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