Mentre la crisi economica imperversa in tutta Europa, in Italia si parla solamente di due cose: delle prostitute di Berlusconi e della legge bavaglio che è tornata di moda stranamente nel preciso istante in cui le intercettazioni stanno demolendo l'immagine personale e politica del nostro presidente del consiglio.
Scopo della legge, che nel nostro paese è a quanto pare una priorità, è limitare l'uso delle intercettazioni telefoniche (pressochè fondamentali per incastrare una buona percentuale di delinquenti comuni, non solo il premier) e vietarne la pubblicazione, in modo che i cittadini possano tranquillamente cullarsi nella loro beata ignoranza.
Ciò che desta tuttavia ancor più scalpore è la norma ammazza-blog che obbliga ogni sito informatico, anche amatoriale, a rettificare un determinato contenuto entro 48 ore dalla eventuale segnalazione, pena il pagamento di una multa che potrà arrivare fino a 12.000 euro.
Facciamo un esempio pratico: se io scrivessi che Renzo Bossi non merita di essere consigliere regionale, il trota stesso potrà fare una segnalazione dichiarandosi "leso" ed io sarei obbligato a rettificare e scrivere quanto Renzo Bossi sia bello e bravo a prendere 10000 euro al mese; altrimenti pago la sanzione.
Non importa se ciò che ho scritto corrisponde o meno alla verità: una segnalazione deve portare ad una rettifica, punto.
E' evidente come il sottoscritto non possa permettersi di pagare multe ogni post che scrive. Chiuderei il blog nel giro di un nanosecondo.
Il problema ovviamente è che a chiudere i battenti non sarà solo il "Diario di una Nazione" che da solo conta pressochè zero nel panorama dell'informazione online, ma centinaia di migliaia di blog, i cui autori saranno costretti a tapparsi la bocca, con buona pace della libertà di espressione e di opinione.
Dal 5 ottobre si inizierà a discuterne alla Camera, evidentemente il controllo delle televisioni alla casta non bastava, il web è troppo sovversivo.
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