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giovedì 27 marzo 2014

Jobs Act

Definire l'operato politico di Matteo Renzi ambiguo è un eufemismo: da una parte, in televisione, il premier ti spiega come il lavoro sia una priorità, che la disoccupazione vada combattuta e la giustizia sociale sia fondamentale; dall'altra parte invece, propone il suo "jobs act" e rimani basito nell'apprendere che i contratti a tempo determinato potranno essere prolungati senza interruzioni fino a tre anni.
E' praticamente un inno al precariato che non fa altro che rafforzare le differenze fra i lavoratori a tempo indeterminato e i lavoratori precari che non potranno permettersi di pianificare il proprio futuro.

Le certezze sul futuro sono sacrificate sull'altare di mezzo punto percentuale sull'occupazione che, chiaramente deve aumentare, ma mi chiedo se, per farlo, l'unica via sia affermare ancora di più il precariato, un fenomeno che già oggi uccide i sogni e le speranze per il futuro dei più giovani semplicemente perché un futuro non possono nemmeno permettersi di immaginarlo.

Fortunatamente in Parlamento non è ancora arrivato NULLA di tutto questo, sappiamo ormai bene che Matteo Renzi fa politica a forza di tanti spot elettorali e nessuna sostanza.




martedì 11 marzo 2014

Quote Rosa

Sarà qualcosa di impopolare da dire ma sono fermamente contrario alle quote rosa nella politica. Ciò non significa che nel mercato del lavoro le donne abbiano raggiunto la parità di genere: c'è ancora molto da fare in tal senso. Tutti, però, dovrebbero avere eguali possibilità di accedere alla vita politica del Paese, indipendente dal genere, razza, religione e orientamento sessuale. Le uniche discriminanti accettabili dovrebbero essere il merito e la competenza, il resto vien da sé; tant'è vero che il Movimento 5 Stelle, nelle consultazioni online per le elezioni politiche dell'anno scorso, ha eletto donne per il 55%.

L'unico mezzo per premiare merito e competenza è la "preferenza". Se il cittadino potesse scegliere liberamente chi mandare in Parlamento cercherebbe di eleggere la persona migliore, almeno dal suo punto di vista, indipendentemente dal sesso.

La Camera ha, a tal proposito, affossato questa opzione bocciando le preferenze. Protetti dal voto segreto molti deputati di maggioranza hanno votato a favore ma non è bastato: il patto fra Renzi e il condannato Berlusconi viene legittimato dal voto in aula dimostrando che l'azionista di maggioranza del PD è proprio quest'ultimo.



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