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mercoledì 14 settembre 2011

La fine dell'Unione Europea ad un passo

L'Unione Europea non ha un futuro. Già prima della crisi essa non era nient'altro che un'unione economica ben lontana da divenire un'unione politica come i più spinti "europeisti" volevano. Ogni Stato ha sempre pensato di salvaguardare le proprie prerogative concedendo poco o nulla all'Unione. Come se non bastasse essa ha sempre mostrato una forte e palese carenza di legittimità democratica a causa degli scarsi poteri del parlamento europeo.

Se a questo si aggiunge una crisi economica senza precedenti è chiaro che tutta la struttura inizi a traballare.
Berlino infatti, trascinatrice dell'economia continentale, è sempre più restia a concedere aiuti ai paesi in difficoltà e le sue incertezze continuano a far sprofondare le borse. Inoltre, recentemente, il premier inglese Cameron si è visto recapitare 100 mila firme che richiedono un referendum per uscire dall'Unione Europea. La legge inglese impone al parlamento di discutere la proposta e visto l'euroscetticismo che ha sempre contraddistinto Londra c'è la seria possibilità che la richiesta possa essere accolta.

Lo scenario sembra quindi chiarissimo: i paesi più forti vogliono lasciare la barca prima che i paesi più deboli la facciano affondare.

Una possibile soluzione potrebbe essere l'istituzione di un euro di "serie b" svalutato per i paesi in difficoltà, in modo che questi possano applicare in tutta libertà politiche economiche indipendenti e adeguate alle loro situazioni senza coinvolgere i paesi più virtuosi.
A quel punto tuttavia, l'unione economica sarebbe spezzata e con essa l'Unione Europea.

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