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mercoledì 1 maggio 2013

Il primo maggio e una Speranza

Non so se il primo maggio abbia ancora un senso. Non sono nella posizione di festeggiare nulla: sono un disoccupato. Tuttavia quest'oggi volevo riportare un pensiero positivo che l'ultimo libro di Roberto Saviano è riuscito a trasmettermi. Parlo proprio di "Zero zero zero", un libro che parla della storia e soprattutto dei meccanismi che governano il narcotraffico. A prima vista non c'è nulla di positivo: la cocaina sembra essere addirittura il motore economico del mondo. L'autore però, a fine volume, regala un briciolo di speranza, una speranza che risiede nella conoscenza:

"Conservo ancora rispetto. Rispetto per chi legge. Per chi strappa un tempo importante della sua vita per costruire nuova vita. Nulla è più potente della lettura, nessuno è più bugiardo di chi afferma che leggere un libro è un gesto passivo. Leggere, sentire, studiare, capire è l'unico modo di costruire vita oltre alla vita, vita a fianco della vita. Leggere è un atto pericoloso perchè dà forma e dimensione alle parole, le incarna e le disperde in ogni direzione. Capolvolge tutto, fa cadere dalle tasche del mondo monete e biglietti e polvere. Conoscere il narcotraffico, conoscere il legame tra la razionalità del male e del danaro, squarciare il velo che ottunde la supposta consapevolezza del mondo. Conoscere è iniziare a cambiare. A chi queste storie non le butta via, non le tralascia, le sente proprie, a queste persone va il mio rispetto. Chi si sente addosso le parole, chi se le incide sulla pelle, chi si costruisce un nuovo vocabolario, sta mutando il corso del mondo perchè ha capito come starci. E' come spezzare le catene. Le parole sono azione, sono tessuto connettivo. Solo chi conosce queste storie può difendersi da queste storie. Solo chi le racconta al figlio, all'amico, al marito, solo chi le porta nei luoghi pubblici, nei salotti, in aula, sta articolando una possibilità di resistenza. Per chi sta da solo sull'abisso è come stare in gabbia, ma se sono molti a decidere di affrontare l'abisso, allora le sbarre di quella cella si squagliano. E una cella senza sbarre non è più una cella." 

Può la conoscenza sconfiggere un nemico così potente?

Un'altra frase, sempre presa dall'ultimo capitolo, mi ha particolarmente colpito:

"Tutto diventa fisiologico. E quando diventa fisiologico non se ne accorge più nessuno"

Qui ovviamente Saviano si riferiva al narcotraffico in particolare ma pensiamoci bene: il ragionamento è valido per qualunque cosa. Ogni giorno in televisione ci parlano di omicidi e l'omicidio diventa parte del nostro quotidiano, diventa meno importante. Il nuovo governo di mafia non ha parlato nemmeno: fa parte di noi, è fisiologico, è inutile parlarne. La cocaina? Qualche sequestro qua e la e poi il silenzio: inutile dire alla gente cosa c'è dietro quella polvere bianca.

Tutti noi abbiamo il dovere morale di informarci come meglio possiamo affrontando "l'abisso" e di non fare mai l'errore di ritenere "fisiologico" ciò che accade nel mondo che ci circonda. Niente deve essere scontato.


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