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giovedì 16 agosto 2012

Spazi tv pagati con denaro pubblico: un'altra polemica sul MoVimento

E' recentissima la notizia secondo cui gli esponenti del Movimento 5 Stelle avrebbero pagato, con soldi pubblici le loro comparsate sulle televisioni.

Tuttavia, prima di indignarsi è necessario fare alcune osservazioni: innanzitutto questa è una prassi radicata da sempre e che vale per tutti gli esponenti politici: vuol dire che paghiamo anche quando vediamo la faccia di Borghezio in qualche talk show.

Va poi sottolineata la frequenza con cui gli esponenti del MoVimento vanno in televisione: cento volte meno dei componenti dei partiti tradizionali. Inoltre, bisogna rilevare che la lista a 5 stelle ha rinunciato ai rimborsi elettorati, unica forza politica a farlo, e che ogni eletto nelle istituzioni si abbassa lo stipendio a 2.500 euro.

E' proprio da tale autoriduzione che provengono i fondi per le comparsate in tv, in altre parole si pagano le ospitate con i propri stipendi: parlando dei consiglieri regionali, ogni mese dovrebbero percepire per legge (non si può rifiutare) una cifra che si aggira intorno ai 10.000 euro; sottraendo a tale cifra i 2.500 euro spettanti agli eletti, il resto lo si versa in un fondo che viene utilizzato, ad esempio, per tutele legali gratuire, progetti di utilità collettiva e anche per stampare volantini, opuscoli e manifesti. Nel mezzo di questa attività ci sta anche il pagamento delle rare comparsate nelle televisioni.

La differenza con i partiti, chiaramente, è abissale. Questa non è altro che l'ennesima polemica montata ad arte che indica la foglia senza guardare il tronco, in una sorta di grande coalizione che vede i partiti tutti uniti per la causa "antigrillina".

Poi per carità, discutere è lecito: Beppe Grillo sostiene che pagare per andare in tv è come pagare per andare ad un funerale e, come lui, sono in molti a sostenere l'inutilità di tale spesa. E' anche vero tuttavia che la televisione è ancora il mezzo di informazione più seguito dagli italiani che, neanche a dirlo, vivono in un Paese che è il terzo mondo di internet.

L'argomento è ambiguo: è giusto rinunciare a tale visibilità in nome di un ulteriore risparmio?


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