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mercoledì 3 ottobre 2012

Gli scandali nelle regioni sono il frutto della partitocrazia

Il governo ha appena promesso che non ci saranno più condannati in Parlamento.
La stampa esalta la promessa dimenticando che 5 anni fa Beppe Grillo riuscì a raccogliere 350 mila firme proprio a tale scopo, firme che, lo ricordiamo, per tutto questo tempo sono marcite in un cassetto del Senato.
Dov'era quella stessa stampa cinque anni fa?

Ovviamente tutti si augurano che un provvedimento del genere passi prima o poi, anche perchè non è facile capire come un Parlamento in cui siedono un centinaio di indagati possa approvare un disegno di legge contro, per esempio, la corruzione.

Nel frattempo i scandali nelle regioni continuano a dilagare. Sette consigli regionali sono sotto indagine, i soldi pubblici spariscono ovunque a dimostrazione di come il passaggio di poteri dal centro (stato) alla periferia (regioni) sia stato attuato in un modo tutto italiano; cioè col solo fine di aprire nuovi spazi di potere che i partiti potessero occupare.

Tutto questo è il frutto del regime politico in cui viviamo: una partitocrazia dove il potere non appartiene al popolo ma ai partiti stessi che, si badi bene, non sono più da tempo espressione dell'opinione pubblica.
Quanti di voi ascoltano ogni giorno commenti smarriti di conoscenti che non sanno chi votare?

Vi lascio con due video: il primo è il ritorno di Saviano, che come al solito fa un monologo intelligente, capace di far riflettere; il secondo è l'intervento di Maurizio Crozza a Ballarò che ai politici ridendo e scherzando riesce a dirne più di chiunque altro (d'altronde visti gli ospiti...).



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