Spero che nessuno si aspettasse un governo migliore di quel che è effettivamente uscito dall'inciucio PD-PDL. Ritengo sia già una fortuna non avere Ghedini come Ministro della Giustizia.
Da una prima analisi dei ministeri risulta chiarissima la pesante impronta del partito di B.
A seguire ecco i ministri in orbita PDL
- Iniziamo da Angelino Alfano, fedelissimo del nano, il suo candidato premier prima di capire che non sarebbe riuscito a prendere nemmeno il 20% dei voti. Oggi è vicepremier nonché ministro dell'interno. Devo veramente commentarlo? Degno successore di Maroni.
- Gaetano Quagliarello va alla Riforme che comprendono, neanche a dirlo, quelle per la giustizia.
- Maurizio Lupi alle infrastrutture, ciellino, anche lui un fedelissimo di B. Nel 2011 arrivò a chiedere ai cattolici con una lettera aperta, insieme a Formigoni, di sospendere "ogni giudizio morale" sul leader del suo partito.
- Nunzia De Girolamo all'Agricoltura, laureata in giurisprudenza mi chiedo cosa conosca dell'agricoltura italiana, l'impressione è che era semplicemente un nome da piazzare. Poi per carità spero di sbagliarmi. Nota di colore: sposata con Francesco Boccia deputato del Partito Democratico
- Beatrice Lorenzin alla Sanità completa questo meraviglioso quadretto. Lei non è laureata (iniziò giurisprudenza senza mai finirla) e non si è mai occupata di Sanità. Se fosse stata del Movimento 5 Stelle sarebbe stata giustamente massacrata da televisioni e giornali ma siccome fa parte del governo di "responsabilità nazionale" (dell'inciucio per gli amici) allora va tutto bene.
I cosiddetti tecnici o "montiani" si prendono altri fondamentali ministeri:
- Fabrizio Saccomanni, direttore generale della Banca d'Italia, all'Economia.
- Patroni Griffi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
- Cancellieri alla Giustizia, non che sia un problema per B. ma viste le alternative è manna dal cielo.
- Carrozza all'Istruzione, probabilmente una delle scelte più illuminate di questo governo, viene infatti direttamente dal mondo delle università e della ricerca.
- Giovannini, presidente dell'Istat, al Lavoro.
- Emma Bonino agli Esteri che, non sapevo dove collocare visto che fino al 2005 è stata in orbita PDL.
Il Partito Democratico si accontenta delle briciole, non tanto per numero di ministeri quanto per il peso specifico dei ministeri stessi. I più importanti sono in mano al PDL o ai tecnici segnando il definitivo inchinarsi dei democratici di fronte al presunto nemico.
- Zanonato allo Sviluppo Economico
- Cecile Kyenge, una delle note più positive del nuovo governo (almeno in teoria per ciò che la sua persona rappresenta) va al ministero per l'Integrazione, primo ministro di colore della storia della Repubblica, nata in Congo e cittadina modenese. Ovviamente Lega Nord vagamente contraria.
- Bray alla Cultura
- Orlando all'Ambiente
- Josefa Idem, campionessa olimponica, alle Pari Opportunità.
- Mauro alla Difesa
- D'Alia alla Pubblica Amministrazione
- Milanesi agli Affari Europei
- Delrio agli Affari Regionali
- Franceschini ai Rapporti con il Parlamento
Stento a credere che il PD abbia accettato di creare un governo di fatto in mano al PDL. Non so per il futuro cosa sperare: se si andasse alle elezioni subito dopo aver cambiato legge elettorale è probabile la vittoria di B. se invece si aspettasse qualche anno c'è il rischio che un governo simile possa fare danni irreparabili.
Se Beppe Grillo è talvolta criticabile (non ho per nulla condiviso il suo post "il 25 aprile è morto": comprendo la necessità di una nuova liberazione e comprendo che l'espressione è stata usata come metafora per descrivere un gravissimo atto ma non credo lo si possa comunque accettare per tutto ciò che è stato e che deve essere ricordato e rispettato) ma credo sia impossibile non condividere le seguenti parole.
Più di otto milioni di italiani che hanno dato il loro voto al MoVimento 5 Stelle sono considerati intrusi, cani in chiesa, terzi incomodi, disprezzati come
dei poveri coglioni di passaggio. Né più e né meno dei 350.000 che
firmarono per la legge popolare Parlamento Pulito che non è mai stata
discussa in Parlamento dal 2007 e dopo due legislature è decaduta. Il
M5S non può governare, ma neppure avere i diritti minimi di chi fa
opposizione. L'offerta di un governo condiviso con il pdmenoelle con
l'elezione di Rodotà, un presidente della Repubblica indipendente e
incorruttibile, non è stata minimamente valutata. Eppure sarebbe stato
l'inizio di un nuovo giorno, del rinnovamento del Paese. E ora, dopo
l'osceno colloquio notturno a tre, in cui due persone, Berlusconi e
Bersani, hanno deciso tutto, governo, presidenze della Repubblica,
programma, al cospetto dell'insigne presenza di Napolitano, il M5S non vedrà rispettati i suoi diritti
di presiedere le commissioni del Copasir e della Vigilanza RAI.
Andranno all'opposizione farlocca della Lega e di Sel, alleati
elettorali di pdl e pdmenoelle. Un quarto degli elettori è di fatto una
forza extra parlamentare.
Lo scorso sabato la folla ruggiva,
aveva circondato il Parlamento sui quattro lati, stava per sfondare. Si
era radunata spontaneamente. Erano cittadini che si sentivano
impotenti, esclusi da qualsiasi rappresentanza, da ogni decisione.
Persone che vivono sulla loro pelle e su quella dei loro familiari una
crisi economica senza precedenti nella storia repubblicana. I
responsabili di quella crisi ora si pongono a salvatori della Patria
senza alcun senso del pudore. Ci ridono in faccia e mostrano il dito medio in segno di disprezzo, come Gasparri, al riparo delle loro scorte. "Noi siamo noi e voi non siete un cazzo". Quanto pensate che potrà tenere il ghetto in cui avete rinchiuso la volontà popolare? Sei mesi? Un anno?
Il M5S subisce attacchi vergognosi
ogni giorno da giornalisti prezzolati, attacchi furibondi che si sono
intensificati dopo le elezioni. Chiunque faccia parte del M5S, o anche
si avvicini, è colpito sul piano personale e nessuno si indigna. Per il
Palazzo è normale che questi parvenu della democrazia siano
sbeffeggiati, insultati, derisi. Le mail private di molti parlamentari
del M5S sono state trafugate, foto, filmati, corrispondenze. In un altro
Paese sarebbe il primo titolo per giorni. Se fosse successo al Pdl, a
Cicchitto, Ghedini, Brunetta i giornali e i
telegiornali avrebbero gridato all'attentato alla sicurezza nazionale. Per il M5S solo scherno o silenzio.
Anche il silenzio del presidente della Repubblica del quale sono stati
distrutti nei giorni scorsi i nastri delle conversazioni con Mancino.
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domenica 28 aprile 2013
domenica 21 aprile 2013
Re Giorgio rieletto Presidente della Repubblica
Se nel mio post precedente denunciavo il suicidio politico del Partito Democratico attraverso le sue scellerate scelte sui candidati al Quirinale, quest'oggi cerco di analizzare la sua scelta finale. Dico "cerco" perchè per me è obiettivamente difficile farlo data la rabbia, delusione ed amarezza; tutti sentimenti che buona parte del popolo italiano condivide.
L'elezione di Napolitano era assolutamente inattesa dato che proprio quest'ultimo, il 14 aprile, aveva pronunciato le seguenti parole: "Non mi convinceranno a restare. Mia elezioni non è soluzione e sarebbe al limite del ridicolo".
Il nuovo mandato di Napolitano ha il medesimo significato che avrebbe avuto l'elezione di Marini: la scelta ponderata del Partito Democratico di fare un governo con il PDL.
Con Napolitano sarà infatti finalmente possibile, in un modo o nell'altro. Ci potrà essere un finto governo tecnico appoggiato in Parlamento da Pd, Pdl e Scelta Civica o addirittura un governo più politico con ministri pescati da una parte e dall'altra. Era questo l'obiettivo fin dall'inizio e per arrivarci si è arrivati a creare un caso unico nella storia della Repubblica: la rielezione del Presidente uscente.
La scelta scartata dai democratici si chiama Stefano Rodotà i cui consensi sono andati ben oltre il M5S: un largo appoggio e dichiarazioni di stima da parte del popolo italiano che, impotente, ha dovuto assistere al suo svilimento. Non conta niente l'opinione degli italiani; per i leader del Partito Democratico non contano nulla neppure i loro militanti tant'è vero che la Finocchiaro su di loro si è espressa in questo modo: "Ma chi è questa gente? Cosa vogliono?"
Quando l'elezione di Napolitano si faceva sempre più vicina la piazza si è riempita autonomamente, anche prima dell'appello di Beppe Grillo di scendere in piazza. I militanti del PD hanno strappato le loro tessere come a voler rispondere alla Finocchiaro sorda alle loro proteste. La rabbia è continuata a crescere e forse le parole di fuoco di Grillo che ha denunciato un colpo di stato sono state eccessive in una situazione così delicata tant'è che in seguito ha rinunciato a presentarsi a Montecitorio. Quel che è certo è che se di colpo di stato si vuole parlare questo è già avvenuto nel momento in cui la nostra democrazia rappresentativa ha smesso di rappresentare il popolo italiano.
Sono state bellissime le immagini dei parlamentari del M5S in piazza a parlare con le persone, a cercare di calmare una folla eterogenea. Vito Crimi ha dovuto subito chiarire che non era li come rappresentante del Movimento, la piazza non aveva infatti colori politici: tantissimi 5 stelle certamente ma anche piddini (giustamente i più inferociti), militanti di SEL, addirittura fascisti di forza nuova. Non un uomo dei partiti che hanno accettato lo scempio della rielezione di Napolitano ha avuto il coraggio di uscire e spiegare la propria scelta; forse perchè, evidentemente, una spiegazione accettabile non esisteva e, ancora una volta, avevano paura dei propri elettori. Come se fosse una cosa normale.
Non so se il Partito Democratico sopravvivrà a queste giornate: hanno compiuto un suicidio politico che potrebbe addirittura formalizzarsi in una o più scissioni. In ogni caso, quel che è certo, a meno di clamorosi stravolgimenti, è che alle prossime elezioni staranno a guardare la vittoria del PDL o del M5S con il primo drammaticamente favorito da un leader che mette d'accordo tutti. Il PDL è Silvio Berlusconi, senza di lui il partito non esiste. Il PD poteva condannare l'eterno nemico a 7 anni di Stefano Rodotà che non avrebbe accettato una parola, un atto, un decreto legge che andasse contro l'etica e la morale della nostra Costituzione, altro che ipotesi di farlo senatore a vita, ipotesi di una grazia o semplice omertà com'è sempre stato fino ad oggi. Sarebbe stata la sua fine, invece i democratici hanno scelta in piena autonomia di salvarlo, dargli un'importante voce in capitolo nel prossimo governo e spingerlo alla vittoria nelle prossime elezioni.
Complimenti, quest'oggi siete stati il peggior nemico del nostro Paese.
L'elezione di Napolitano era assolutamente inattesa dato che proprio quest'ultimo, il 14 aprile, aveva pronunciato le seguenti parole: "Non mi convinceranno a restare. Mia elezioni non è soluzione e sarebbe al limite del ridicolo".
Il nuovo mandato di Napolitano ha il medesimo significato che avrebbe avuto l'elezione di Marini: la scelta ponderata del Partito Democratico di fare un governo con il PDL.
Con Napolitano sarà infatti finalmente possibile, in un modo o nell'altro. Ci potrà essere un finto governo tecnico appoggiato in Parlamento da Pd, Pdl e Scelta Civica o addirittura un governo più politico con ministri pescati da una parte e dall'altra. Era questo l'obiettivo fin dall'inizio e per arrivarci si è arrivati a creare un caso unico nella storia della Repubblica: la rielezione del Presidente uscente.
La scelta scartata dai democratici si chiama Stefano Rodotà i cui consensi sono andati ben oltre il M5S: un largo appoggio e dichiarazioni di stima da parte del popolo italiano che, impotente, ha dovuto assistere al suo svilimento. Non conta niente l'opinione degli italiani; per i leader del Partito Democratico non contano nulla neppure i loro militanti tant'è vero che la Finocchiaro su di loro si è espressa in questo modo: "Ma chi è questa gente? Cosa vogliono?"
Quando l'elezione di Napolitano si faceva sempre più vicina la piazza si è riempita autonomamente, anche prima dell'appello di Beppe Grillo di scendere in piazza. I militanti del PD hanno strappato le loro tessere come a voler rispondere alla Finocchiaro sorda alle loro proteste. La rabbia è continuata a crescere e forse le parole di fuoco di Grillo che ha denunciato un colpo di stato sono state eccessive in una situazione così delicata tant'è che in seguito ha rinunciato a presentarsi a Montecitorio. Quel che è certo è che se di colpo di stato si vuole parlare questo è già avvenuto nel momento in cui la nostra democrazia rappresentativa ha smesso di rappresentare il popolo italiano.
Sono state bellissime le immagini dei parlamentari del M5S in piazza a parlare con le persone, a cercare di calmare una folla eterogenea. Vito Crimi ha dovuto subito chiarire che non era li come rappresentante del Movimento, la piazza non aveva infatti colori politici: tantissimi 5 stelle certamente ma anche piddini (giustamente i più inferociti), militanti di SEL, addirittura fascisti di forza nuova. Non un uomo dei partiti che hanno accettato lo scempio della rielezione di Napolitano ha avuto il coraggio di uscire e spiegare la propria scelta; forse perchè, evidentemente, una spiegazione accettabile non esisteva e, ancora una volta, avevano paura dei propri elettori. Come se fosse una cosa normale.
Non so se il Partito Democratico sopravvivrà a queste giornate: hanno compiuto un suicidio politico che potrebbe addirittura formalizzarsi in una o più scissioni. In ogni caso, quel che è certo, a meno di clamorosi stravolgimenti, è che alle prossime elezioni staranno a guardare la vittoria del PDL o del M5S con il primo drammaticamente favorito da un leader che mette d'accordo tutti. Il PDL è Silvio Berlusconi, senza di lui il partito non esiste. Il PD poteva condannare l'eterno nemico a 7 anni di Stefano Rodotà che non avrebbe accettato una parola, un atto, un decreto legge che andasse contro l'etica e la morale della nostra Costituzione, altro che ipotesi di farlo senatore a vita, ipotesi di una grazia o semplice omertà com'è sempre stato fino ad oggi. Sarebbe stata la sua fine, invece i democratici hanno scelta in piena autonomia di salvarlo, dargli un'importante voce in capitolo nel prossimo governo e spingerlo alla vittoria nelle prossime elezioni.
Complimenti, quest'oggi siete stati il peggior nemico del nostro Paese.
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venerdì 19 aprile 2013
Bersani si dimette: il PD e il suo suicidio politico
Il suicidio politico del Partito Democratico ha dell'incredibile! Non credo che potesse fare di peggio: Bersani ha avuto un incontro notturno con Berlusconi e, alle spalle dei suoi elettori, ha concordato con il "nemico" il nome di Franco Marini. Praticamente un candidato del PD che sarebbe poi stato eletto dal PDL in vista sicuramente di un governo di larghe intese.
Peccato che le alte sfere del PD non abbiano fatto i conti con i propri elettori, con i militanti e anche, è giusto dirlo, con una parte dei democratici stessi che si sono rifiutati di votare un candidato comodo a Berlusconi.
Contro il Movimento 5 Stelle si possono fare critiche più o meno lecite ma non si possono obiettivamente discutere i nomi di altissimo profilo usciti da quelle consultazioni online così mal viste da chi ha votato i partiti tradizionali: il metodo è opinabile, il risultato assolutamente no.
Se per la Gabanelli e per Strada si poteva muovere la critica (a parer mio ridicola) di "incompetenza politica", questa obiezione non può essere mossa a Stefano Rodotà che, per la cronaca, ha le stesse origini politiche dei democratici.
Allora perchè il Partito Democratico non vota Rodotà? Per citare Gino Strada "è troppo onesto?"
Non lo credo, sono convinto che il nome di Marini sia uscito per meri calcoli politici e scambi di favori. Quella complicità e quei sotterfugi di cui gli italiani sono, per usare un eufemismo, stanchi di sopportare.
Eppure detta così, la situazione non è ancora chiara, soprattutto alla luce dell'apertura del M5S ad un governo in caso di elezioni a Presidente di Rodotà. Il PD avrebbe potuto fare un favore a se stesso dimenticando un'intesa col PDL e formare un governo sotto la guida di Rodotà stesso che, come detto, è della stessa area politica dei democratici. Allora perchè il rifiuto di questo candidato così apprezzato dai propri elettori e militanti? Semplicemente perchè, a parer mio, Rodotà proporrà come premier una figura super partes e le alte sfere del PD hanno paura di tale figura.
Dunque dov'è finita la responsabilità di cui tanto parlava Bersani fino a pochi giorni fa? Dimenticata in favore di interessi più incombenti?
Il nome di Romano Prodi, uscito dopo la reazione sdegnata di elettori e militanti piddini al candidato precedente, è sicuramente tre spanne migliore di quello di Marini ed è stato probabilmente fatto per mettere in crisi Scelta Civica e M5S. Missione fallita visto che la prima ha optato per la Cancellieri (no comment) e il secondo è rimasto fedele all'indicazione data dai 50.000 iscritti al Movimento (cosa assolutamente prevedibile).
Dopo il fallimento di Marini e di Prodi il Partito Democratico è allo sbando: prima la Bindi e dopo Bersani si sono dimessi e quel che accadrà è imprevedibile. Ora come ora gli scenari possono essere due: convergenza ancora col PDL su D'Alema o Amato oppure, finalmente, i democratici si decideranno a votare Rodotà facendo un favore al loro partito e soprattutto al Paese. Tuttavia come abbiamo imparato in questi giorni le sorprese non finiscono mai.
Certo è che se dovesse diventare Presidente D'Alema il PD alle prossime elezioni farà lo spettatore e la vittoria se la giocheranno PDL e M5S.
Vi lascio con un Travaglio particolarmente in forma:
Peccato che le alte sfere del PD non abbiano fatto i conti con i propri elettori, con i militanti e anche, è giusto dirlo, con una parte dei democratici stessi che si sono rifiutati di votare un candidato comodo a Berlusconi.
Contro il Movimento 5 Stelle si possono fare critiche più o meno lecite ma non si possono obiettivamente discutere i nomi di altissimo profilo usciti da quelle consultazioni online così mal viste da chi ha votato i partiti tradizionali: il metodo è opinabile, il risultato assolutamente no.
Se per la Gabanelli e per Strada si poteva muovere la critica (a parer mio ridicola) di "incompetenza politica", questa obiezione non può essere mossa a Stefano Rodotà che, per la cronaca, ha le stesse origini politiche dei democratici.
Allora perchè il Partito Democratico non vota Rodotà? Per citare Gino Strada "è troppo onesto?"
Non lo credo, sono convinto che il nome di Marini sia uscito per meri calcoli politici e scambi di favori. Quella complicità e quei sotterfugi di cui gli italiani sono, per usare un eufemismo, stanchi di sopportare.
Eppure detta così, la situazione non è ancora chiara, soprattutto alla luce dell'apertura del M5S ad un governo in caso di elezioni a Presidente di Rodotà. Il PD avrebbe potuto fare un favore a se stesso dimenticando un'intesa col PDL e formare un governo sotto la guida di Rodotà stesso che, come detto, è della stessa area politica dei democratici. Allora perchè il rifiuto di questo candidato così apprezzato dai propri elettori e militanti? Semplicemente perchè, a parer mio, Rodotà proporrà come premier una figura super partes e le alte sfere del PD hanno paura di tale figura.
Dunque dov'è finita la responsabilità di cui tanto parlava Bersani fino a pochi giorni fa? Dimenticata in favore di interessi più incombenti?
Il nome di Romano Prodi, uscito dopo la reazione sdegnata di elettori e militanti piddini al candidato precedente, è sicuramente tre spanne migliore di quello di Marini ed è stato probabilmente fatto per mettere in crisi Scelta Civica e M5S. Missione fallita visto che la prima ha optato per la Cancellieri (no comment) e il secondo è rimasto fedele all'indicazione data dai 50.000 iscritti al Movimento (cosa assolutamente prevedibile).
Dopo il fallimento di Marini e di Prodi il Partito Democratico è allo sbando: prima la Bindi e dopo Bersani si sono dimessi e quel che accadrà è imprevedibile. Ora come ora gli scenari possono essere due: convergenza ancora col PDL su D'Alema o Amato oppure, finalmente, i democratici si decideranno a votare Rodotà facendo un favore al loro partito e soprattutto al Paese. Tuttavia come abbiamo imparato in questi giorni le sorprese non finiscono mai.
Certo è che se dovesse diventare Presidente D'Alema il PD alle prossime elezioni farà lo spettatore e la vittoria se la giocheranno PDL e M5S.
Vi lascio con un Travaglio particolarmente in forma:
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mercoledì 17 aprile 2013
Il candidato Presidente della Repubblica
Il candidato Presidente della Repubblica del M5S potrebbe essere Milena Gabanelli. Uso il condizionale perchè è tutt'altro che scontato che lei accetti di assumersi questa responsabilità.
E' a parer mio una bella scelta, una persona simbolo di indipendenza in un mestiere in cui i giornalisti sono spesso, a ragione o torto, etichettati come venduti a questa o a quella parte politica. Certamente le competenze politiche, al contrario di quelle giornalistiche, sono quelle che sono e in molti ritengono che questo sia un deterrente abbastanza forte da ritenere inadeguato il suo nome.
Bisogna tuttavia riflettere su cosa ci si aspetta dal Presidente della Repubblica: personalmente credo che l'integrità etica e morale sia il requisito più importante seguito subito dopo dall'estraneità alla politica marcia degli ultimi vent'anni. Bisogna rompere con il passato e un Presidente simbolo di un cambiamento in tal senso potrebbe segnare un nuovo corso.
A tale profilo si aggiunge senz'altro Gino Strada, secondo classificato fra i 50.000 voti degli iscritti al Movimento. Egli ha probabilmente una carta in più della Gabanelli: il prestigio internazionale. Anche Strada tuttavia potrebbe rifiutare l'incarico per continuare il suo ottimo lavoro di medico dove c'è bisogno di Emergency.
A questo punto si arriverebbe a Rodotà, la figura più politica del podio di queste quirinarie. In Parlamento infatti c'è stato eccome, uscendo dai giochi politici poco dopo l'inizio della Seconda Repubblica. Credo che il suo nome sia anche sintomo di maturità degli iscritti al Movimento: è la dimostrazione che alla fin fine non si ritengono i politici tutti uguali nonostante le larghe percentuali di impresentabili facciano pensare il contrario.
Qualunque di questi tre i nomi verrà portato in Parlamento dal Movimento 5 Stelle si porrà un bel dilemma al Partito Democratico: dimostrare voglia di cambiare votando insieme al M5S o sostenere come al solito la vecchia politica fatta di mostruosità come D'Alema o Amato? Sarebbe veramente difficile sostenere davanti agli elettori di preferire uno dei loro nomi davanti a personalità del calibro della Gabanelli, di Gino Strada o di Rodotà.
Vi invito infine ad ascoltare l'intervista di Gino Strada da Fazio dove, oltre alle ultime attività di Emergency parla anche della sua possibile candidatura.
E' a parer mio una bella scelta, una persona simbolo di indipendenza in un mestiere in cui i giornalisti sono spesso, a ragione o torto, etichettati come venduti a questa o a quella parte politica. Certamente le competenze politiche, al contrario di quelle giornalistiche, sono quelle che sono e in molti ritengono che questo sia un deterrente abbastanza forte da ritenere inadeguato il suo nome.
Bisogna tuttavia riflettere su cosa ci si aspetta dal Presidente della Repubblica: personalmente credo che l'integrità etica e morale sia il requisito più importante seguito subito dopo dall'estraneità alla politica marcia degli ultimi vent'anni. Bisogna rompere con il passato e un Presidente simbolo di un cambiamento in tal senso potrebbe segnare un nuovo corso.
A tale profilo si aggiunge senz'altro Gino Strada, secondo classificato fra i 50.000 voti degli iscritti al Movimento. Egli ha probabilmente una carta in più della Gabanelli: il prestigio internazionale. Anche Strada tuttavia potrebbe rifiutare l'incarico per continuare il suo ottimo lavoro di medico dove c'è bisogno di Emergency.
A questo punto si arriverebbe a Rodotà, la figura più politica del podio di queste quirinarie. In Parlamento infatti c'è stato eccome, uscendo dai giochi politici poco dopo l'inizio della Seconda Repubblica. Credo che il suo nome sia anche sintomo di maturità degli iscritti al Movimento: è la dimostrazione che alla fin fine non si ritengono i politici tutti uguali nonostante le larghe percentuali di impresentabili facciano pensare il contrario.
Qualunque di questi tre i nomi verrà portato in Parlamento dal Movimento 5 Stelle si porrà un bel dilemma al Partito Democratico: dimostrare voglia di cambiare votando insieme al M5S o sostenere come al solito la vecchia politica fatta di mostruosità come D'Alema o Amato? Sarebbe veramente difficile sostenere davanti agli elettori di preferire uno dei loro nomi davanti a personalità del calibro della Gabanelli, di Gino Strada o di Rodotà.
Vi invito infine ad ascoltare l'intervista di Gino Strada da Fazio dove, oltre alle ultime attività di Emergency parla anche della sua possibile candidatura.
martedì 9 aprile 2013
Il Parlamento può lavorare: PD, PDL e Lista Monti lo impediscono
Disinformazione dilagante. Incredibile.
Il MoVimento 5 Stelle chiede a gran voce la formazione delle commissioni permanenti per permettere al Parlamento di iniziare a legiferare anche senza un governo.
Le obiezioni a tale richiesta si sprecano, le scuse sono le più fantasiose. La più gettonata è che le commissioni devono rispecchiare la proporzione fra maggioranza ed opposizione e, nel contesto attuale, i due schieramenti non possono essere individuati.
BENISSIMO: basta leggere il regolamento della Camera dei Deputati, liberamente consultabile QUI per accorgersi che le commissioni permanenti devono rispettare le proporzioni dei GRUPPI parlamentari già chiaramente formati. Da nessuna parte si parla di "maggioranza" o "opposizione".
Critica leggermente più logica ma comunque senz'altro infondata è quella che vorrebbe insegnare che le leggi, per essere promulgate, devono essere ovviamente firmate dal Presidente della Repubblica ma anche controfirmate dal Presidente del Consiglio dei Ministri ovviamente assente in quanto assente è anche un governo.
Giusto? Sbagliato! Un governo c'è: quello tecnico di Monti anche se dimissionario.
Un governo uscente si deve occupare degli "affari correnti", non è prassi che "firmi" nuove leggi (da qui la logica maggiore rispetto alla precedente obiezione), tuttavia non esiste DA NESSUNA PARTE un regolamento che lo vieti. Addirittura non esistono norme che elencano i compiti di un governo dimissionario se non quei generici "affari correnti" non specificati da nessuna legge. Non è un vuoto normativo, semplicemente si volle lasciare libertà al governo, anche se dimissionario, di agire con tutti i mezzi necessari in caso di emergenza.
Il Paese è in PIENA emergenza e il Parlamento può lavorare! PD, PDL e Lista Monti lo impediscono. Perchè?
Il MoVimento 5 Stelle chiede a gran voce la formazione delle commissioni permanenti per permettere al Parlamento di iniziare a legiferare anche senza un governo.
Le obiezioni a tale richiesta si sprecano, le scuse sono le più fantasiose. La più gettonata è che le commissioni devono rispecchiare la proporzione fra maggioranza ed opposizione e, nel contesto attuale, i due schieramenti non possono essere individuati.
BENISSIMO: basta leggere il regolamento della Camera dei Deputati, liberamente consultabile QUI per accorgersi che le commissioni permanenti devono rispettare le proporzioni dei GRUPPI parlamentari già chiaramente formati. Da nessuna parte si parla di "maggioranza" o "opposizione".
Critica leggermente più logica ma comunque senz'altro infondata è quella che vorrebbe insegnare che le leggi, per essere promulgate, devono essere ovviamente firmate dal Presidente della Repubblica ma anche controfirmate dal Presidente del Consiglio dei Ministri ovviamente assente in quanto assente è anche un governo.
Giusto? Sbagliato! Un governo c'è: quello tecnico di Monti anche se dimissionario.
Un governo uscente si deve occupare degli "affari correnti", non è prassi che "firmi" nuove leggi (da qui la logica maggiore rispetto alla precedente obiezione), tuttavia non esiste DA NESSUNA PARTE un regolamento che lo vieti. Addirittura non esistono norme che elencano i compiti di un governo dimissionario se non quei generici "affari correnti" non specificati da nessuna legge. Non è un vuoto normativo, semplicemente si volle lasciare libertà al governo, anche se dimissionario, di agire con tutti i mezzi necessari in caso di emergenza.
Il Paese è in PIENA emergenza e il Parlamento può lavorare! PD, PDL e Lista Monti lo impediscono. Perchè?
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lunedì 1 aprile 2013
Napolitano Presidente indegno e gli errori del M5S
L'atto finale di Giorgio Napolitano chiude in modo incolore un intero mandato che definire indecoroso è fargli un complimento.
Credo sia interessante ripercorrere le prodezze del nostro Presidente.
Iniziamo con la serie di provvedimenti vergogna firmati senza battere ciglio:
Alle firme vergognose si aggiungono poi comportamenti non sempre irreprensibili. Vogliamo veramente parlare della recentissima invasione di un tribunale da parte degli eletti del PDL? Ne ho parlato diffusamente QUI. Napolitano ha reagito dicendo di capire la preoccupazione del partito. Il Presidente della Repubblica capisce un atto eversivo contro il potere giudiziario dello Stato. Incredibile.
Inoltre la complicità con il governo Monti è, a parer mio, di per sé un crimine. Ma mi rendo conto che questo è un parere strettamente soggettivo (anche se gli indicatori economici sono oggettivi) e non è questo il momento per approfondire tale tema.
Arriviamo infine alla formazione del nuovo governo: il mandato esplorativo di Bersani è un fallimento e Giorgione decide di nominare una lista di saggi! Sara Nicoli del Fatto Quotidiano li ha descritti alla perfezione:
"Sono nomi che rappresentano gli assi portanti di quell’antico sistema politico e istituzionale che ha portato l’Italia nel baratro in cui si trova oggi. Lentamente ma sistematicamente. E adesso siamo di nuovo nelle loro mani."
QUI l'articolo completo.
La risposta di Napolitano alla voglia di cambiamento espressa dal Partito Democratico (solo a parole) e dal M5S (con i fatti) è un governo "pseudo tecnico" che potrà essere appoggiato solo da un inciucio PDL-PD-Monti che, alla fine, è proprio ciò che speravano tutti, M5S compreso per chiarissimi motivi.
Il MoVimento ha fatto, a parer mio, diversi errori:
Insomma, l'operato fin qui è degno di nota: direi che al netto degli errori i ragazzi del M5S con tutta la loro inesperienza e, a volte, ingenuità, sono il meglio che questa legislatura può offrire.
Spero inoltre, in questo mio lunghissimo post (me ne scuso, per il futuro starò più attento), di aver ben sottolineato perchè ritengo che Napolitano sia stato un PESSIMO Presidente della Repubblica.
Credo sia interessante ripercorrere le prodezze del nostro Presidente.
Iniziamo con la serie di provvedimenti vergogna firmati senza battere ciglio:
- il Lodo Alfano che, ricordo, prevedeva la sospensione dei processi penali per le alte cariche dello Stato. Napolitano la firmò senza nessun problema; venne poi abrogata nell'ottobre del 2009 dall'ovvia decisione della Corte Costituzionale che ritenne la legge, appunto, incostituzionale. Giorgione non ci poteva arrivare da solo?
- lo Scudo Fiscale che fece rientrare capitali dall'estero per un totale di 80 miliardi (contro i 300 stimati inizialmente); un modo come un altro per permettere il riciclaggio di denaro sporco e, per di più, con un imponibile veramente ridicolo;
- alle elezioni regionali del 2010 vennero escluse per irregolarità le liste del PDL nel Lazio e in Lombardia: Napolitano pensò bene di firmare in una notte un decreto legge del governo (devo veramente ricordare di che colore era?) per riammettere le liste escluse;
- dopo il Lodo Alfano il PDL tenta nuovamente di proteggere il proprio leader con una legge sul legittimo impedimento nel presentarsi ai processi per il capo del governo e i suoi ministri; nessun problema: Giorgione la firma. La Corte Costituzionale la boccia nuovamente (anche se solo in parte).
Alle firme vergognose si aggiungono poi comportamenti non sempre irreprensibili. Vogliamo veramente parlare della recentissima invasione di un tribunale da parte degli eletti del PDL? Ne ho parlato diffusamente QUI. Napolitano ha reagito dicendo di capire la preoccupazione del partito. Il Presidente della Repubblica capisce un atto eversivo contro il potere giudiziario dello Stato. Incredibile.
Inoltre la complicità con il governo Monti è, a parer mio, di per sé un crimine. Ma mi rendo conto che questo è un parere strettamente soggettivo (anche se gli indicatori economici sono oggettivi) e non è questo il momento per approfondire tale tema.
Arriviamo infine alla formazione del nuovo governo: il mandato esplorativo di Bersani è un fallimento e Giorgione decide di nominare una lista di saggi! Sara Nicoli del Fatto Quotidiano li ha descritti alla perfezione:
"Sono nomi che rappresentano gli assi portanti di quell’antico sistema politico e istituzionale che ha portato l’Italia nel baratro in cui si trova oggi. Lentamente ma sistematicamente. E adesso siamo di nuovo nelle loro mani."
QUI l'articolo completo.
La risposta di Napolitano alla voglia di cambiamento espressa dal Partito Democratico (solo a parole) e dal M5S (con i fatti) è un governo "pseudo tecnico" che potrà essere appoggiato solo da un inciucio PDL-PD-Monti che, alla fine, è proprio ciò che speravano tutti, M5S compreso per chiarissimi motivi.
Il MoVimento ha fatto, a parer mio, diversi errori:
- la comunicazione: il capogruppo non può dichiarare una cosa, essere smentito da Grillo e poi ritrattare il tutto in poche ore (mi riferisco in particolare, ma non solo, alla vicenda della votazione per il Presidente del Senato). Mettiamoci d'accordo e cerchiamo di capire chi comanda veramente: la mancanza di una struttura organizzativa che, a livello locale è ininfluente, è in Parlamento un grosso handicap rispetto agli altri partiti che possono permettersi di pianificare strategie chiare (o almeno provano a farlo);
- il no a priori al PD: un approccio diverso avrebbe anche potuto significare esiti diversi al mandato esplorativo di Bersani. Il M5S avrebbe dovuto dire: "se mi garantite l'attuazione dei miei 20 punti io ti do la fiducia". Non mi si fraintenda, gli otto punti invece proposti da Bersani erano e sono tuttora giustamente irricevibili dal MoVimento: il PD non ha provato nemmeno a mettere in difficoltà il M5S proponendo punti VERAMENTE condivisibili ma la percezione diffusa è stata: "no a priori perchè siete il PD". Se da un lato è sinonimo di coerenza non allearsi con un partito diretto responsabile del baratro in cui ci troviamo e che è stato attaccato per tutta la campagna elettorale dall'altro lato ha creato una visione distorta della realtà: "il M5S non ha dato la fiducia e per questo ci ritroveremo un inciucio o nuove elezioni". Insomma si doveva fare in modo che fosse il PD a dire no e non viceversa, la percezione doveva essere: "il M5S ha fatto una proposta di 20 punti che il PD ha rifiutato";
- l'ultimo errore è stato rilevato da Marco Travaglio negli ultimi giorni e condivido appieno le sue osservazioni: perchè diavolo il M5S non ha proposto una lista di nomi (esistono personalità importanti non legate ai partiti o alle banche!!!) che avrebbero accettato di supportare da dare a Napolitano. Anche qui non mi si fraintenda: Giorgione poteva benissimo fare una lista di nomi DEGNI autonomamente senza gli assist del MoVimento ma di nuovo in questo modo si è creata un'altra visione (stavolta distorta solo in parte) della realtà: "il M5S non ha presentato nessun nome, colpa sua" mentre sarebbe dovuto essere: "il M5S ha proposto nomi importanti ma Napolitano li ha rifiutati preferendo dare spazio ai vecchi partiti".
- il rifiuto dei rimborsi elettorali, si parla di circa 42 milioni che rimarranno nelle tasche della collettività, quale altro partito può dire di fare altrettanto?
- autoriduzione dello stipendio (comunque ottimo) fino ad un totale di 5.000 euro lordi;
- l'opposizione alla creazione del gruppo parlamentare di "Fratelli d'Italia" che costerà 400.000 euro in più all'anno (soldi nostri ovviamente) invece avvallata da tutti gli altri partiti; ricordo che per formare un gruppo ci vogliono 20 persone, i deputati di Fratelli d'Italia sono 9 e sarebbero dovuti confluire nel gruppo misto;
- martedì sarà proposto un taglio da 42 milioni di euro ai costi della politica; vedremo chi sarà a favore e chi contro.
Insomma, l'operato fin qui è degno di nota: direi che al netto degli errori i ragazzi del M5S con tutta la loro inesperienza e, a volte, ingenuità, sono il meglio che questa legislatura può offrire.
Spero inoltre, in questo mio lunghissimo post (me ne scuso, per il futuro starò più attento), di aver ben sottolineato perchè ritengo che Napolitano sia stato un PESSIMO Presidente della Repubblica.
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