Noi italiani quando firmiamo un trattato abbiamo sempre l'abitudine di seguirlo alla lettera: l'abbiamo dimostrato nella prima guerra mondiale quando eravamo parte della Triplice Alleanza con Austria e Germania salvo poi entrare in guerra nel 1915 con la Triplice Intesa e la tradizione è continuata con la seconda guerra mondiale, iniziata da fascisti, finita con gli alleati.
Gheddafi avrebbe quindi dovuto pensarci bene prima di farsi baciare la mano da Silvio Berlusconi.
Il trattato di amicizia prevedeva l'impossibilità di uno scontro tra le due nazioni e l'indisponibilità ad appoggiare, anche solo logisticamente, azioni ostili di altri paesi.
Pochi mesi dopo gli abbiamo mandato direttamente i cacciabombardieri.
A modo nostro siamo coerenti.
La guerra sembrerebbe finita ieri, con la morte di Gheddafi stesso. Ora le potenze occidentali potranno spartirsi il business della ricostruzione della Libia: è il colonialismo del terzo millennio, fatto di bombe, morti e di ipocriti aiuti internazionali.
La regola delle relazioni interstatuali per la quale vige il divieto di ingerenza in problemi interni ad una nazione è tanto consolidata quanto violata, la Libia è solo l'ultimo caso.
Il tutto è stato giustificato per limitare il massacro dei civili... anche ammesso che le bombe della NATO non uccidessero ma facessero carezze, dal Darfur aspettano un intervento da quasi dieci anni, come mai nessuno si è ancora mosso?
Ovviamente la domanda è retorica.
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