In Europa da Sarkozy a Tremonti si parla continuamente del pareggio di bilancio da inserire nelle costituzioni.
Da quando Tremonti ha scoperto l'acqua calda, cioè che non si può spendere più di quel che si guadagna, il pareggio di bilancio nelle carte costituzionali sembra diventata la soluzione ad ogni problema.
Si è visto quanto utile possa essere questo vincolo poche settimane fa negli Stati Uniti, i quali hanno rischiato il default perchè al congresso non si riusciva a raggiungere un accordo sull'innalzamento del tetto del debito.
Il pareggio di bilancio è già legge per ogni famiglia italiana, gli unici che non riescono ad adeguarsi a questo modo di pensare sembrano essere i politici nella gestione del paese. Pareggiare il bilancio dovrebbe essere implicito nella gestione del bene comune, c'è davvero bisogno di qualcosa di scritto? Se la risposta di questa domanda è si, evidentemente i nostri politici non possono contare nemmeno su loro stessi e sulle loro intenzioni.
Senza contare che una legge di questa entità farebbe rischiare il default al paese praticamente ogni due mesi, visto e considerato che la nostra classe politica non è in grado di arrestare l'aumento del debito: siamo a quota 1900 miliardi, ogni italiano, compresi i neonati, hanno sulle spalle un debito superiore a 30000 euro. In Italia quanti innalzamenti del tetto del debito si dovrebbero votare in aula in un solo anno? Il lato positivo è che forse i parlamentari lavorerebbero un po' di più... restano dubbi sull'utilità di tutto questo.
diciamo che in un mondo ideale un po' di disavanzo sarebbe permesso, e auspicabile, proprio per il bene pubblico. In periodi di crisi lo Stato deve andare in rosso se necessario, difendendo occupazione e stato sociale. In periodi limitati, e per motivi precisi. La follia sta nel fare del debito una cosa normale, e addirittura accumularlo.
RispondiEliminaconcordo, la crescita basata sul debito si è rivelata la rovina dei capitalismi occidentali
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