Sarà qualcosa di impopolare da dire ma sono fermamente contrario alle quote rosa nella politica. Ciò non significa che nel mercato del lavoro le donne abbiano raggiunto la parità di genere: c'è ancora molto da fare in tal senso. Tutti, però, dovrebbero avere eguali possibilità di accedere alla vita politica del Paese, indipendente dal genere, razza, religione e orientamento sessuale. Le uniche discriminanti accettabili dovrebbero essere il merito e la competenza, il resto vien da sé; tant'è vero che il Movimento 5 Stelle, nelle consultazioni online per le elezioni politiche dell'anno scorso, ha eletto donne per il 55%.
L'unico mezzo per premiare merito e competenza è la "preferenza". Se il cittadino potesse scegliere liberamente chi mandare in Parlamento cercherebbe di eleggere la persona migliore, almeno dal suo punto di vista, indipendentemente dal sesso.
La Camera ha, a tal proposito, affossato questa opzione bocciando le preferenze. Protetti dal voto segreto molti deputati di maggioranza hanno votato a favore ma non è bastato: il patto fra Renzi e il condannato Berlusconi viene legittimato dal voto in aula dimostrando che l'azionista di maggioranza del PD è proprio quest'ultimo.
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