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giovedì 27 febbraio 2014

Le espulsioni dal Movimento, sono veramente solo una questione di democrazia interna?

La questione delle espulsioni del M5S non è banale e sarebbe ridicolo liquidarla in poche righe. Tacciare tali espulsioni come "fasciste" o "antidemocratiche" è demagogia, non spiega nulla: non si tratta solo di democrazia interna ma anche di democrazia nella sua totalità.

Mi spiego meglio: allontanare chi la pensa diversamente da te è sicuramente un concetto antidemocratico, non ci piove. Ma è veramente questo il caso?
Da più parti, all'interno del Movimento ma anche in contesti giornalistici seri, sono saltate fuori testimonianze che possono essere riassunte nelle seguenti parole di Alessandro di Battista:

"Io ho visto in queste 4 persone, sistematicamente, da mesi, e in modo organizzato, la logica del dolo, la malafede, il sabotaggio di tutte le grandissime battaglie che abbiamo portato avanti come gruppo. Ogni qual volta avevamo un successo da comunicare (e voi sapete quanto per il M5S che ha il 99% dei mezzi di informazione contro sia difficile comunicare) usciva, sistematicamente una dichiarazione di uno dei 4 pronta a coprire il messaggio del gruppo. Ogni qual volta serviva lanciarsi e buttare il cuore al di là dell'ostacolo (molte battaglie le abbiamo iniziate senza sapere come sarebbero finite, senza nemmeno immaginare le conseguenze agli occhi dell'opinione pubblica, vedi art.138) c'era sempre uno dei 4 che si trasformava in “zavorra professionale”, una zavorra che puntava all'immobilismo. E per un Movimento restare fermi è la morte assoluta."

Non è dunque questione di dissenso interno. Il dissenso esiste nel merito delle leggi e delle azioni da portare avanti, si discute, ci si confronta, si vota all'interno del gruppo e si porta in Parlamento la volontà della maggioranza. La parte "perdente", se leale, si adegua per quella volta alla maggioranza senza rilasciare dichiarazioni al vetriolo alla stampa, altrimenti si sta facendo un danno alla propria parte politica. Questo è un concetto che i 4 senatori espulsi non hanno mai imparato.

Certo è che, se dopo ogni votazione, mi trovo in disaccordo la maggior parte delle volte, allora c'è qualcosa che non va: mi chiederei se sono in linea con il gruppo politico che mi ha portato in Parlamento e, in caso contrario, prenderei di mia iniziativa le distanze uscendo dal gruppo parlamentare e dando le dimissioni. L'onestà intellettuale imporrebbe questa condotta, un'onestà intellettuale che è mancata ai quattro senatori espulsi che hanno aspettato il provvedimento dall'assemblea del M5S riunita in seduta comune e la successiva ratifica dell'espulsione da parte degli iscritti al sito di Beppe Grillo.

Travaglio, nel merito, ha sottolineato come sia ridicolo da parte di PD e Forza Italia fare la paternale sulla democrazia interna al Movimento 5 Stelle ponendo, alla fine, una domanda fondamentale:

"....assisteremo alla solita sceneggiata dei partiti più antidemocratici d’Europa che danno lezioni di democrazia. Ma sarà soltanto un espediente ipocrita e propagandistico per rinviare la discussione su un problema che riguarda tutti: davvero la democrazia è chiamare ogni tanto i cittadini alle urne, incassarne i voti su un certo programma e usarli per fare esattamente l’opposto?"

C'è infine anche il sospetto che sia solo una questione di soldi: i precedenti espulsi dal Movimento hanno dimostrato che, alla fine, ciò che gli premeva, era tenere l'intero stipendio. La mancanza di "democrazia interna" era una scusa per farsi espellere o uscire dal gruppo. Lo capisco, è difficile non tenersi 20.000 euro al mese e Beppe Grillo l'aveva preventivato, pronosticando, in tempi non sospetti, un 20% di possibili voltafaccia... speriamo si resti sotto tale soglia.
Tacconi e Catalano, fuoriusciti di loro iniziativa in seguito alle espulsioni, sono due esempi di soggetti che non hanno mai restituito ciò che è stato stabilito dalle regole interne al Movimento. Come è possibile non pensare male?

Il tempo dirà cosa faranno i parlamentari ex pentastellati: avranno un minimo di credibilità solo se rinunceranno a gran parte del denaro che gli spetterebbe a norma di legge così come avevano promesso ai loro elettori, seguendo, al contempo, i principi e lo spirito del MoVimento, altrimenti, le loro accuse rimarranno solo illazioni e chiacchiere inutili.

Clicca sui nomi di Travaglio e Scanzi per leggere i loro articoli, critici ma obiettivi, in merito alle espulsioni.

P.S. Dambruoso sospeso per 15 giorni in seguito allo schiaffo verso la parlamentare del M5S Lupo; 10 giorni di sospensione a 23 parlamentari del M5S dopo la protesta in occasione del decreto IMU-Bankitalia e ben 23 giorni di sospensione per Alessandro di Battista, gran parte dei quali per aver detto a Speranza (PD), prima della sua conferenza stampa, "se menti ti sbugiardo" spingendo il piddino a fare quella conferenza stampa nel suo ufficio. Conclusioni: tirare uno schiaffo ad una donna è meno grave rispetto alla "minaccia" di sbugiardare un deputato in conferenza stampa.







mercoledì 19 febbraio 2014

Le consultazioni con Renzi: autogol

Mancano ormai le parole per definire Matteo Renzi: quello che prometteva di rottamare la vecchia politica andrà, a breve, a governare con i rottamati. Fino a poche settimane fa diceva a Enrico Letta di stare sereno che lui, al governo, ci sarebbe andato solo con i voti. Aveva addirittura annunciato che si sarebbe ricandidato a sindaco di Firenze!

Il popolo italiano ormai crede che quanto dichiarato nei talk show sia un'indicazione politica credibile, non si sofferma mai a verificare se le parole vengono seguite dai fatti in Parlamento con il voto (e nemmeno telegiornali e stampa lo verificano al posto suo); allo stesso tempo, tuttavia, non riesce a ricordarsi di quanto Renzi dichiarava fino all'altro ieri prendendo per buone tutte le sue contraddizioni, come se l'ipocrisia fosse una nota di merito.

Sia chiaro, è lecito sostituire in corsa un primo ministro: siamo una repubblica parlamentare, è il presidente della Repubblica a nominare il primo ministro sentite, tramite consultazioni, le forze parlamentari. Niente di illegale dunque, ci mancherebbe. Viene meno "solo" quell'etica politica che vorrebbe vedere cambiare governo insieme al Parlamento perché solo una maggioranza parlamentare diversa potrebbe dar vita ad un governo diverso, non solo nei nomi, ma anche nei fatti.
In questo caso, per di più, le "consultazioni" con il Presidente della Repubblica appaiono più che altro una farsa: il governo si è deciso fuori dalle istituzioni e la maggioranza parlamentare sarà pressoché la medesima del governo precedente: qualcuno aveva dubbi? Come al solito "cambiare tutto per non cambiare niente".

Il Movimento 5 Stelle, in tutto questo, ha deciso di non presentarsi da Napolitano ed è stata una scelta felice: mai prendere parte ai teatrini, altrimenti si rischia di diventare attori al soldo del regista che già aveva deciso di affidare l'incarico di formare il governo a Renzi.

Le consultazioni con quest'ultimo sono, a parer mio, un discorso diverso. Non certo perché servissero a qualcosa: Renzi ha già i numeri per formare il governo avendo, come detto, il sostegno dei medesimi partiti che hanno sostenuto Letta; dunque non ha minimamente bisogno del M5S e non ha certo interesse a concedergli qualcosa. Che poi, anche fosse, com'è possibile fidarsi? Come ben rilevato da Carlo Martelli, anche se Renzi accettasse, ad esempio, di rinunciare al TAV in Val di Susa potrebbe inserire tale provvedimento in un decreto insieme a, altro esempio, tagli pesanti alla scuola pubblica. A quel punto cosa dovrebbe fare il Movimento 5 Stelle? Votare una porcata per portare a casa qualcosa di buono? E' esattamente ciò che è successo col decreto IMU-Bankitalia, i partiti operano così: mescolano in un solo decreto qualcosa di decente solo per coprire le loro porcate. Come è possibile dare la fiducia ad un bugiardo seriale?

Sul blog Grillo ha chiesto alla base se presentarsi o meno da Renzi. Ha vinto il si per una manciata di voti: uno scarto di circa 500 su 40.000 votanti. Io stesso ho votato per il si pur essendo consapevole, come detto, dell'inutilità pratica dell'incontro. Nel mio mondo utopico ci sarebbe dovuto essere da una parte Renzi che proponeva il suo programma e dall'altra un Di Battista o un Di Maio che ribattevano punto su punto, evidenziando le contraddizioni delle sue parole con i voti espressi in Parlamento dal suo partito. Il tutto ovviamente in diretta streaming in modo da sbugiardare Renzi davanti a tutti.

La diretta streaming c'è stata però ha visto in scena Beppe Grillo che, di fatto, non ha lasciato nemmeno parlare Renzi. Nel merito Beppe ha ragione in ogni sillaba che gli ha sputato in faccia ma, il metodo, fa in modo di regalare assist alla stampa che, da domani, tornerà a dipingere il M5S come un ammasso di fascisti che non vogliono il confronto e non lasciano parlare gli avversari politici. Per non parlare dei TG, già mi immagino i servizi. Grazie Beppe per aver buttato all'aria questa occasione: a saperlo avrei votato per non andare all'incontro e, come me, scommetto parecchi altri.

In questo modo si allontanano gli astenuti, gli scettici e gli indecisi che sono quelli che dovrebbero far vincere le elezioni al M5S: gli elettori convinti non hanno bisogno di questi show, sono già felici del lavoro di 160 parlamentari che, per una volta, dimostrano di far l'interesse dei cittadini e non dei soliti noti. Questi teatrini gettano nell'ombra il loro lavoro e Beppe dovrebbe essere abbastanza intelligente da capirlo. Basta autogol.



sabato 1 febbraio 2014

Cosa rimane della democrazia in Italia?

Quella del titolo è una domanda lecita da porsi visti i recentissimi episodi in Parlamento.

Una premessa: l'uso smodato di decreti legge da parte del governo è, da anni, una prassi consolidata. E' bene ricordare che la Costituzione ne permette l'uso SOLO per casi di straordinaria necessità ed urgenza. Inoltre un decreto deve essere OMOGENEO, cioè non deve contenere testi che non centrano nulla tra loro.

L'esempio lampante di decreto "incostituzionale" è quello dell'IMU-BANKITALIA. Aldilà infatti del vergognoso regalo di 7,5 miliardi di euro alle banche private (di cui ho parlato QUI), si è mischiato ad esso l'abrogazione parziale dell'IMU che, con la Banca d'Italia, centra ben poco. La scusa dell'IMU è comunque tornata utile per avere "l'urgenza" e dunque applicare la ghigliottina. Ovviamente si poteva scorporare la parte IMU e approvarla a parte ma ai partiti viene comodo coprire le loro porcate con qualcosa che può anche lontanamente essere definito sensato. Un'altra strada l'ha sottolineata Mentana QUI, contraddicendo Franceschini e dando luogo ad un raro esempio di buon giornalismo italiano.

La ghigliottina che, lo ricordo, consiste nel tagliare tutti gli interventi dell'opposizione e procedere immediatamente al voto, è un'altra cosa che non esiste nei regolamenti parlamentari; la Boldrini ha pertanto palesemente abusato dei suoi poteri.

Pensate che sia finita? Assolutamente no, leggete questo estratto:

Il testo della legge elettorale arriva in aula senza il voto della commissione Affari costituzionali. “Il presidente Sisto si è dato il mandato come relatore della legge elettorale ma non ha contato i voti. Abbiamo denunciato il mancato conteggio dei voti e il presidente Sisto, per tutta risposta, è andato via”. Ciò che inquieta è che, nelle stesse ore, la medesima cosa è avvenuta in commissione giustizia con il decreto “svuota-carceri”. “La presidente della commissione giustizia ci ha impedito di poter discutere gli emendamenti” spiegano i deputati a cinque stelle. “Evidentemente, anche i presidenti di commissione si stanno allineando al metodo dittatoriale della Boldrini”.

In Italia siamo abituati a cose allucinanti che, le pessime abitudini, hanno reso lecite e normali. C'è chi non capisce perché il Movimento 5 Stelle non ha incontrato Renzi per la legge elettorale: la risposta, chiara e semplice, è che le leggi non si discutono in una stanza a porte chiuse lontani dalle istituzioni. Il luogo del confronto è il Parlamento e le Commissioni parlamentari. In quei luoghi il Movimento si confronta con tutti perché sono le istituzioni il luogo di discussione.

Per citare Di Maio, gli italiani pagano un migliaio di parlamentari affinché facciano i passacarte di Renzi e Berlusconi. I parlamentari sono li per lavorare, non per riferire la volontà di un condannato in via definitiva per frode fiscale e un condannato in primo grado per danno erariale.

Le istituzioni tuttavia, come abbiamo visto, vengono svuotate progressivamente del loro significato: i decreti leggi e i voti di fiducia svuotano il Parlamento dal proprio ruolo ormai da anni e, adesso, nemmeno più le Commissioni possono essere luogo di confronto.

E' chiaro che in una situazione simile, un cittadino dentro le istituzioni, possa perdere le staffe ed esagerare nei toni. Sbagliato, sbagliatissimo; anche perché i telegiornali non aspettano altro che sentire una sillaba fuori posto di un membro del Movimento per montarci servizi infiniti. Le doverose scuse del gruppo parlamentare invece non vengono passate in tv, ci mancherebbe. Come nei telegiornali non si parla mai degli insulti giornalieri che i partiti rivolgono ai parlamentari a 5 stelle, quelli sono, a quanto pare, leciti e giusti. 
E' da giovedì che viene messa in atto una campagna mediatica per diffamare il Movimento 5 Stelle e farlo apparire come un gruppo di folli che hanno solo voglia di buttarla in "caciara". Viene dato ampio spazio ai principali esponenti degli altri partiti, compatti nel condannare il Movimento riempiendosi la bocca di paroloni come "fascisti" e "squadristi" mentre, tranquillamente, svuotano di significato ogni luogo di confronto democratico.
Epici i deputati di SEL che cantano, in risposta alle proteste del M5S, "oh bella ciao" mentre regalano 7,5 mld di euro alle banche. Ma che credibilità possono avere queste persone?
A proposito di buon giornalismo: Pierluigi Battista, Corriere della Sera, su Twitter, ha scritto che Dambruoso, il questore che ha dato uno schiaffo a Loredana Lupo, "ha esercitato una forza legittima". Questa è l'informazione in Italia.

Tornando a noi, un'opposizione a cui non è permesso di esprimersi è un'opposizione svuotata dei propri diritti, ed i loro elettori non possono di conseguenza essere rappresentati adeguatamente. In un tale stato di cose l'opposizione si dovrebbe rivolgere al Presidente della Repubblica e della Camera in quanto figure di garanzia, peccato che siano essi stessi i primi complici di tale sistema.
Dunque, tornando alla domanda iniziale, cosa rimane della democrazia in questo Paese?


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