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sabato 3 novembre 2012

Antiabortisti che non hanno motivo di esistere

Sono particolarmente interessato ai temi etici e morali, ne parlo poco ma spesso il moralismo di stampo cattolico mi fa imbestialire. E' il caso del movimento antiabortista.
Fortunatamente almeno in Italia non sembra godere di particolare seguito: proprio ieri la maratona di 24 ore contro la legge 194 (quella che permette, a certe condizioni, di abortire) si è ridotta ad un presidio di una decina di persone davanti all'ospedale Mangiagalli di Milano.

Essi ritengono, a ragione o torto, che dal momento del concepimento nella pancia della mamma c'è una vita e che l'aborto sia da considerare un omicidio. Giusto o sbagliato che sia non importa, l'aborto c'è sempre stato, è una pratica che va avanti da secoli!
Quel che è cambiato con la legge 194 è che lo si può fare in un ospedale con l'assistenza di medici e infermieri e in un ambiente sterile che rende l'operazione sicura per la vita della donna che prende questa difficile decisione.

Se si togliesse la legge non si risolverebbe quindi il presunto problema etico e morale, l'aborto continuerebbe ad esistere come è sempre stato ma con il rischio aggiuntivo della morte della madre.

Per di più, trovo addirittura ripugnante la presunta superiorità morale con cui le persone antiabortiste si rivolgono alle donne che prendono la decisione di abortire: cosa ne sanno loro di quanto travagliata possa essere una tale decisione? Chi sono per giudicare gli altri?
L'aborto è una scelta, togliere la possibiltà di scegliere va contro ogni principio democratico per cui l'occidente ha sempre combattuto. Dovremmo poter scegliere anche come morire, estendere queste libertà, non limitarle.

Negli anni '70 la legge 194 venne vista come una conquista, ora c'è chi la condanna, eppure scegliere è ciò che ci rende liberi.


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